Buongiorno,
scrivo per chiedere un'informazione su una situazione che ci è appena sorta, a cui non sappiamo dare una soluzione.
Mia nonna è stata ricoverata in ospedale in seguito alla nostra chiamata al 118 per stato ansioso non gestibile a casa, sfociato in tentativo di scappare di casa, in seguito al ricovero, dopo aver specificato ai sanitari la sua volontà di "farla finita" viene trasferita in medicina generale dove, il giorno dopo, si butta dalla finestra. Fortunatamente cade su un tubo di aerazione e non riporta fratture, solo qualche lesione superficiale, viene tenuta in terapia intensiva e guardata a vista, in questi giorni ha episodi di rabbia, crisi psichiche che devono essere placate con sedativi, ad oggi la vogliono dimettere perché dicono che non ha più le condizioni per stare lì. Inutile dire che non si regge sulle gambe, è molto dimagrita e cerca spesso di scappare.
Dalla tac e dagli esami vari non risulta nulla ed è quindi stato riferito tutto come fenomeno psichiatrico.
Csm, ospedale e Rsa rifiutano di tenerla. Non sappiamo più che fare.
Le residenze protette sono disposte a prenderla ma a costi esorbitanti.
Lei prende poco più di 600€ di pensione.
Grazie
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Salve,
sarebbe opportuno approfondire la patologia con esami clinici ad hoc per poi, evidenziato il presumibile stato di alterazione psichica, qualora ne ricorrano i presupposti, avviare pratica per la pronuncia di invalidità civile, con il conseguente diritto a prestazioni economiche atte a fornire assistenza alla persona malata. Il procedimento è lungo e abbastanza complesso, per cui la invito a intraprendere al più presto tale via.
Resto a sua completa disposizione per chiarimenti,
Studio Legale Scavo & Associati
Per quanto riguarda la collocazione della signora, suggerisco di prendere immediatamente contatto con gli assistenti sociali del comune di residenza per trovare una soluzione. In generale, considerate le condizioni psichiche consiglio senz'altro la nomina di un parente come amministratore di sostegno. Può essere intrapreso un procedimento per l'invalidità, ma solo il 100% darà diritto all'accompagnamento.
Circa il caso proposto,
ferme restando le valutazioni effettuate in sede clinica, sarebbe opportuno in primis inquadrare in maniera approndita la patologia in essere e le possibili alterazioni dello stato psico - fisico, attraverso una idonea valutazione specialistica.Solo all' esito può essere correttamente individuato il luogo di collocazione e l'eventuale compatibilità con la residenza, ove richiesto un monitoraggio o idonea vigilanza da parte di personale infermieristico.
Distinti saluti
Avv. Felice Bruni - Catanzaro