Falsità in testamento pubblico
In primo luogo avverto il bisogno di esprimere sincera gratitudine per le sollecite risposte ricevute al mio primo quesito del 25 aprile, che riporto per intero: " Nell'ultimo testamento mia madre (datato 2001) asseriva di aver contratto un debito di 100 milioni di lire con mia sorella, vedova, pensionata e senza alcuna attività lavorativa o professionale.
In virtù di questo presunto debito, mia sorella ha ereditato 2 appartamenti su 4,compreso quello che per 30 anni era stato detto fosse destinato a me.
Preciso che nel 1998, mia sorella era già stata indicata come erede delle stesse unità immobiliari, mentre per me erano stati destinati 150 milioni di lire in banca.
Mi chiedo come possa essere possibile che, in assenza di acquisizione di ulteriori beni immobili, chi dispone di una liquidità di 150 milioni di lire possa, a distanza di 3 anni, indebitarsi per ulteriori 100 milioni.
Posso pretendere da mia sorella la dimostrazione di quel prestito fatto a mia madre. In mancanza di atti a ciò idonei, posso impugnare il testamento?"
In secondo luogo integro quanto sopra specificando che siamo tre eredi legittimi e che mio fratello ha regolarmente ricevuto un suo appartamento.
Solo di recente ho saputo che i 150 milioni depositati in banca ed a me destinati, sono stati impiegati da mia madre per l'acquisto di un appartamento a mio favore, il cui costo (come da rogito notarile) non supera i 100 milioni. Inoltre, mia sorella, a seguito del decesso di mia madre, si è subito premunita di chiedere la registrazione del testamento pubblico di cui si parla, ottenendo dal notaio una copia del medesimo anche per me e mio fratello. Fermo restando lo stesso quesito inerente la richiesta di dimostrazione del presunto debito contratto da mia madre nei suoi confronti, mi chiedo se il notaio non avrebbe dovuto convocarmi ufficialmente, visto che io non ho firmato alcun documento.
In attesa di Vs. risposta, rinnovo sentimenti di profonda stima e gratitudine.
Rino