Lavoro per onlus convenzionata con il 118

Inviata da emanuele. 21 set 2015 Contratti

Volevo mettervi a conoscenza della mia situazione, lavoro come autista soccorritore da circa 2 anni per un'associazione di volontariato in convenzione con il sistema 118 del Lazio.
Ho iniziato a lavorare con loro nel luglio 2013, mi pagavano emettendo ricevute d'acconto per un massimo di 5.000 € annui; a gennaio 2014, con il nuovo anno, hanno nuovamente iniziato a emettere mensilmente le ritenute d'acconto fino ad arrivare alla cifra dei 5.000 €; arrivati a tele cifra mi hanno messo dinnanzi ad un bivio: se avessi voluto continuare a lavorare con loro, avrei dovuto aprire una partita Iva e diventare un libero professionista, altrimenti a casa. Quindi ho aperto una partita Iva e ho continuato fino ad ora a lavorare per loro fatturando mensilmente. In alcuni mesi la presidente dell'associazione Onlus faceva intestare le fatture ad un'altra associazione (quella del padre) e venivamo pagati da lui, anche se il nostro rapporto di lavoro era esclusivamente con Lei (la figlia).
Detto questo passiamo alla tipologia del lavoro, come vi ho detto sono un autista soccorritore del 118, quello che ci veniva riconosciuto era il seguente: orario di lavoro 7 - 19 ( turno diurno) 19 - 07 (turno notturno) per un compenso lordo pari a 6€/ora; hanno sempre preteso che arrivassimo sul luogo di lavoro un'ora prima, al fine di poter sbrigare tutte le pratiche prima dell'inizio del turno (check list, controllo e pulizia mezzo etc) senza che queste ci venissero mai pagate, quindi orario effettivo di lavoro era 6-20 (perché alle 19 si staccava dalla postazione di 118 assegnata, ma poi si doveva rientrare in postazione per sistemare il mezzo, pulirlo etc. e non si staccava mai prima delle 20) e per il turno notturno il seguente orario 18.00 - 08.00, ovviamente l'orario pagato era solamente 7 - 19 e 19 - 7.
A tutto questo va aggiunto il fatto che hanno reso la nostra vita lavorativa impossibile in questi anni, ovvero venivamo controllati con sistemi satellitari, chiedevano spiegazioni su ogni nostro minimo spostamento, pretendevano che non superassimo mai i 100 km/h e qualora capitasse ci tartassavano psicologicamente minacciando una diminuzione di turni lavorativi per il mese successivo, addirittura sono arrivati ad obbligarci a non tenere il mezzo acceso d'inverno per scaldarci perché ciò avrebbe potuto causare danni al veicolo (le nostre 14 ore sia di giorno che di notte, le passiamo per strada dentro il mezzo di soccorso, senza alcuna postazione, senza servizi igienici, senza nulla) e senza la possibilità di poter accendere il mezzo per scaldarci anche nella più rigide notti d'inverno; ci obbligavano ad arrivare alle 18.00 ma ci pagavano dalle 19.00 e se timbravamo alle 18.20 ci scalavano 3 ore di paga (quindi ci pagavano delle 22.00).
Tutto questo in un clima di continue vessazioni psicologiche, grandi dal fatto che essendo liberi professionisti e bisognosi tutti di turni per lavorare, ci minacciavano: se non avessimo rispettato le loro regole il mese successivo saremmo stati a casa, oppure avremmo avuto meno turni. Tutte queste affermazioni sono documentati tramite un gruppo su WhatsApp che loro stessi hanno creato per mandarci tutte queste comunicazioni.
Ogni giorno timbravamo entrata ed uscita, compilavamo check con i nostri nomi e cognomi, quindi il tutto è "facilmente" ( ammenoché facciano sparire il tutto) riscontrabile, inoltre siamo dotati di badge, quindi timbravamo entrata ed uscita.
Ora vi chiedo, essendo il nostro rapporto di lavoro quasi giunto al termine, se esistono presupposti per agire legalmente nei loro confronti, per chiedere sia la riassunzione con regolare contratto, sia il versamento di tutto ciò che fino ad ora non è stato versato, quindi: contributi (visto che da libero professionista me li sono dovuti versare da solo), notturni non pagati, festivi non pagati, buoni pasto non dati, straordinari non pagati, continue ritorsioni, multe effettuate su ritardi in orari non pagati, condizioni di lavoro disumane (siamo arrivati a fare anche 8 notti di fila) etc. Pertanto io ed alcuni miei colleghi volevamo sapere se c'erano presupposti per una causa legale e un risarcimento, oppure se il fatto (costretti dall'esigenza di lavorare) di aver aperto partita Iva li esonera da ogni obbligo nei nostri confronti.
Inoltre, ora che si stanno accorgendo che i nostri rapporti stanno per concludersi, con una scusa hanno richiesto indietro il badge (forse per azzerarlo? forse per farlo sparire?); non lo so, ma nella visione di una possibile causa legale il badge me lo devo tenere perché può tornare utile, oppure glielo devo riconsegnare? Grazie
Cordialmente
Emanuele

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Mi pare proprio che ci siano gli estremi per intentare una causa, posto che di fatto si tratta di lavoro dipendente anche se mascherato con P. Iva, visto che dovevate sottostare agli orari e alle direttive. Potete chiedere questo riconoscimento in causa, oltre agli straordinari, le ferie e i contributi. Riguardo il badge, bisogna capire se lei trattenendolo riesce a recuperare gli orari. Diversamente ognuno di voi può testimoniare a favore dell'altro per provare il rapporto di lavoro, e magari c'è anche qualcun altro che lo può fare che lavorava lì, o qualche vostro parente che magari vi accompagnava al lavoro.
Resto a disposizione per valutare il tutto, mi contatti tramite il portale.

Avv. Laura Ferrari

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Gentile Emanuele,
sicuramente vale la pena valutare la proponibilità di un'azione legale. Il comportamento tenuto dall'associazione infatti viola la legge: dietro un rapporto di lavoro autonomo (p. Iva) fittiziamente instaurato, si nasconde in realtà un rapporto di lavoro subordinato. Infatti si può dire senza dubbio che siete soggetti al potere di direzione, organizzazione e coordinamento del datore di lavoro (che stabilisce infatti quello che dovete fare e quando), venite pagati secondo una retribuzione fissa oraria, i mezzi per svolgere il vostro lavoro sono messi a disposizione dall'associazione: tutti elementi che depongono nel senso di far dichiarare al Giudice che sussiste in realtà un rapporto di lavoro subordinato tra Voi e l'Associazione, con conseguente diritto a ottenere contributi pagati, ferie, permessi, lavoro supplementare e straordinario e l'instaurazione del rapporto di lavoro per il futuro.
Sarebbe opportuno che ognuno di Voi proponga ricorso e chiami i colleghi come testimoni, raccogliendo nel frattempo quanto più materiale di prova possibile.
Mi chiami per assistenza.
Cordiali Saluti

Avv. Riccardo Galli

Avv. Riccardo Galli Avvocato a Piacenza

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