Permessi Legge 104 NEGATI

Inviata da CM. 17 lug 2020

Buongiorno, spero vivamente possiate aiutarmi.
Sono benificiaria della Legge 104/1992 per assistenza a mio padre disabile grave con invalidità definitiva da un paio di anni e godo dei relativi permessi retribuiti nella forma dei 3 giorni mensili senza alcun problema con il mio datore di lavoro.
I problemi iniziano con l’emergenza Covid e la relativa estensione dei permessi. Allo scoppio dell’emergenza, l’Azienda ci mette dapprima in Smart working e ricorre poi all’ammortizzatore sociale del FIS (facendo richiesta di FIS a zero ore ma comunicando verbalmente una turnazione tra i dipendenti). Con l’aggravarsi della situazione e delle misure restrittive, mi trasferisco dai miei ed essendo incompatibile con l’attività lavorativa faccio richiesta dei permessi (18 gg totali) a cavallo tra Marzo e Aprile). Al termine della fruizione vengo messa in FIS sempre con comunicazione verbale fino alla fine della nona settimana. A questo punto l’Azienda indice una riunione in cui ci dice che non potendo dare certezza su tempi e modalità visto l’assenza di chiare direttive governative, tendenzialmente rimane il FIS con la richiesta a seconda delle esigenze lavorative di una/due giornate di lavoro “le faremo sapere”. Chiedo quindi gli altri 18 gg previsti dal Dl Rilancio. La collega dell’Amministrazione mi dice ok poi più nessuna comunicazione (neanche verbale) sulla proroga. Alla consegna della busta paga verifico l’assenza dei permessi 104 ma riscontro di essere stata messa per l’intero mese in FIS. Contatto l’Azienda, che mi risponde di avere avuto il No del consulente sul mio diritto a fruire dei permessi. Ne chiedo le ragioni ma non ottengo giustificazioni convincenti (tra l’altro l’Azienda mi dice di non avere responsabilità sulla scelta perché si affida ad un consulente apposta). A questo punto mi informo sia all’INPS (dove il funzionario mi risponde di ripetere la domanda dicendomi che nè l’Azienda nè il consulente suo delegato può negare la fruizione dei permessi ma solo l’INPS può valutare in fase conguaglio il diritto o meno alla fruizione) sia presso un altro consulente del Lavoro (che mi dice di non ravvedere alcun problema alla richiesta dei permessi al termine del FIS anche se l’Azienda fa poi richiesta di proroga perché a seconda delle esigenze posso essere richiamata in forza lavoro o essere inserita nuovamente in FIS). Quindi alla fine delle 5 settimane di proroga richiedo nuovamente i permessi mandando una PEC anche al consulente del lavoro e aggiornando il mio datore di lavoro sulle info raccolte ( il quale ammettendo la sua ignoranza in merito, mi dice che per lui nulla osta alla mia richiesta). Al contrario il consulente del lavoro risponde alla mia PEC che non ne ho diritto e non li inserisce in busta paga. Ecco io credo di aver subito un abuso, che mi sia stato negato un diritto (inutile specificare che per comodità sono ancora a casa dei miei genitori). In via ufficiosa ho saputo che il consulente è stato mosso dal timore che saltasse il FIS dell’Azienda! Aggiungo come ultimo particolare che l’Azienda non ci ha mai formalmente comunicato qualcosa, che ad oggi siamo fuori delle 18 settimane ma a casa senza conoscere a che titolo siamo a casa, semplicemente con chiamate Random da parte del responsabile per svolgere alcune attività lavorative.
Mi scuso per la lunga dissertazione ma volevo dare una spiegazione più chiara possibile per fornire più elementi utili ad una risposta

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Gentile Signora,
l'INPS ha chiarito che in caso di CIG e FIS a zero ore non sono usufruibili i permessi ex L. 104/92.
Benché l'azienda abbia dichiarato le zero ore, di fatto ha 1 o 2 giornate settimanali a ciascun dipendente. Se l'azienda avesse dichiarato le ore lavorate, Lei avrebbe avuto diritto a godere dei permessi, i cui giorni dovevano però essere ricalcolati. Il suo danno consiste dunque nella differenza tra quanto avrebbe percepito a titolo di permesso e quanto ha invece percepito a titolo di FIS.
Per ottenere tale risarcimento deve agire nei confronti del datore di lavoro e dimostrare quanto sostenuto.
L'onere probatorio potrà essere sostenuto interrogando i suoi colleghi quali testi.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti.
Avv. Manuela Lamberti

Avvocato Manuela Lamberti Avvocato a Torino

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