Buon pomeriggio,
sono dipendente di un istituto bancario e ricopro l'incarico di assessore nel mio comune di residenza. A seguito di una fusione tra più istituti sono stato trasferito con un allontanamento ulteriori 75 km dal Comune dove svolgo la carica pubblica.
Dal datore di lavoro mi è stato risposto che non si tratta di un trasferimento, ma di una diversa allocazione a causa della chiusura di unità operativa dove svolgevo servizio. L'azienda ha oltre trenta unità ed io sono stato ''allocato'' in quella più distante dal Comune dove svolgo l'incarico. Cosa ne pensate?
Grazie, Saluti
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Gentile carlo,
Il trasferimento dei lavoratori da una sede di lavoro ad un'altra è regolato rigidamente dalla legge con l’art. 2103 c.c.che dispone come il trasferimento possa essere attuato solo in presenza di "comprovate ragioni tecniche organizzative o produttive".
vale a dire che un dipendente può essere trasferito solo a condizione che il datore di lavoro possa dimostrare sia
l'inutilità di tale dipendente nella sede di provenienza, sia
la necessità della presenza di quel dipendente, con la sua particolare professionalità, nella sede di destinazione.
in presenza di tali presupposti il trasferimento sarà legittimo.
avv. Marina Ligrani
Gent.mo sig. Carlo, la scelta del datore di lavoro è insindacabile nel merito, in quanto riguarda aspetti organizzativi aziendali: la sua diversa "allocazione" in altra unità operativa dipende infatti - da quanto lei stesso riporta - da motivazioni oggettive (chiusura dell'unità dove finora ha prestato attività lavorativa). Il nuovo "reimpiego" nell'altra unità appare, a mio avviso, finalizzato alla conservazione del posto di lavoro, con mantenimento delle medesime mansioni e qualifica. Si potrebbe al più impugnare la decisione della banca quanto ai criteri per l'assegnazione del nuovo posto aziendale, laddove si dimostrino motivi discriminatori o che vi era possibilità di analoga allocazione in altra unità più vicina, anche tenuto conto dei carichi di famiglia o altre esigenze oggettive.
Al di là di impugnazioni di tal genere, ritengo che il suo problema potrebbe essere ovviato chiedendo semplicemente una aspettativa non retribuita per lo svolgimento della carica elettiva: questo è un suo diritto, che la banca datrice non le potrà negare.
Cordialmente,
avv. Maria Rosalia Megna