Salve, cercherò di spiegare brevemente la mia situazione.
Dopo un anno di università mi sono ritrovata a dover abbandonare gli studi per cercare lavoro in quanto mio padre mi obbligava a saltare le lezione per accudire in tutti i sensi mio nonno appena vedovo e non autosufficiente.
Dopo aver trovato lavoro (cambiando diversi posti) ho finalmente avuto un po' di autonomia economica (prima dovevo comprarmi quasi tutto il necessario con varie mance che ricevevo dai miei nonni), ma mio padre inizi dunque a chiedermi soldi per pagare alcune bollette (guadagnavo 500 euro al mese e lui non aveva problemi economici).
Ho cominciato a ribellarmi a questa cosa in quanto non avevo nessun fondo economico e guadagnavo poco ma lui ha sempre risposto con violenza sia fisica che psicologica.
Ho sempre lasciato scorrere ma ora mio padre ha spesso attacchi di rabbia in cui spesso nasce della violenza su di me (schiaffi, calci, spinte..) e in questi giorni di quarantena è ancora più diffcile convivere.
Da qualche mese sto cercando un appartamento o una stanza in cui trasferirmi (anche se sarà diffcile guadagnando solo 750 euro/mese).
Chiedo dunque cosa sia meglio fare, in quanto ho paura che denunciando la cosa e non avendo ora prove (lividi/foto) rimarrei senza una casa.
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Salve Giada la situazione è grave e Le consiglio di farsi seguire dai centri o associazioni contro la violenza sulle donne per supporto psicologico ed eventualmente legale. In generale è corretto quanto Lei dice in tema di prove senza le quali non si può contestare una condotta illecita ad una persona, per questo è il caso di precostituirsi idonei mezzi probatori come foto, testimonianze, referti medici. A disposizione per chiarimenti. In bocca al lupo .
Gentile Giada,è assolutamente indispensabile che si munisca di prove,per poter poi porre termine ad una condotta gravemente lesiva della Sua libertà e della Sua integrità fisica e psicologica (foto,sms,Whatsapp,registrazioni,scritti,video,certificazioni mediche,relazioni psicologiche,testimonianze,anche di altri cui si confida nella immediatezza di episodi aggressivi),per poi intraprendere,con l'ausilio di un avvocato e l'eventuale sostegno di centri antiviolenza,ogni opportuna azione ,stragiudiziale o giudiziaria che sia:in ogni caso più prove possiede più efficace sarà la Sua giusta e sacrosanta tutela.Cordialmente avv.Alfredo Guarino Napoli
Salve,
le consiglio di denunciare immediatamente l'accaduto alle Forze dell'Ordine e di contattare le associazioni che si occupano della violenza contro le donne.
Inoltre è opportuno, al fine di creare prove, individuare testimoni.
Cordialmente
Buongiorno, la situazione pare piuttosto delicato. Il consiglio è certamente farsi assistere da un legale specializzato assieme all'appoggio di un centro o associazione che si occupano di violenza sulle donne: ogni regione e provincia dispone delle proprie strutture ramificate sul territorio. Inoltre cerchi di documentare quanto più possibile tutte le Sue affermazioni, evitando ad esempio colloqui a voce ma preferendo messaggi scritti. Cordialmente
salve comprendo la sua situazione e consiglio di raccogliere e conservarecpiu'materiale probatorio possibile e contattare un avvocato specializzato in materia.sono a disposizione saluti
Buongiorno Giada,
Immagino la situazione sia complessa e psicologicamente "provante".
Sono un avvocato civilista, pertanto mi sento di fornire un consulto prettamente civilistico.
Ad un cliente che mi rivolgesse le problematiche da Lei esposte, consiglierei la richiesta di ordini di protezione contro gli abusi familiari ex art. 342bis Cod. Civ., che recita : "Quando la condotta del coniuge o di altro convivente è causa di grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell'altro coniuge o convivente, il giudice, [qualora il fatto non costituisca reato perseguibile d'ufficio,]su istanza di parte [736 bis ss. c.p.c.], può adottare con decreto uno o più dei provvedimenti di cui all'articolo 342 ter."
In sostanza, si chiede al Tribunale l'emissione di un provvedimento urgente al fine di imporre l'allontanamento del convivente violento e/o il divieto di avvicinamento per un certo lasso di tempo.
È un provvedimento restrittivo che Le garantirebbe di continuare a vivere in casa senza le pressioni di un soggetto violento.
Solitamente è uno strumento di tutela per le donne che vivono con un partner violento, ma nulla vieta che se ne possa avvalere un altro soggetto (figlia verso padre, genitore verso un figlio, anziano verso la badante violenta, ecc).
Bisognerebbe, ad ogni buon conto, avere a disposizione qualche elemento probatorio (foto, eventuali messaggi, eventuali video/fonoregistrazioni, referti, una perizia psicologica). Ogni prova della violenza fisica e psicologica è producibile per ottenere l'emissione del provvedimento richiesto.
A disposizione, un cordiale saluto.
Avv. Alberto Tosi
La denuncia per maltrattamenti può essere effettuata entro 90 gg dai fatti e devono essere sempre refertati da Presidio sanitario per quanto concerne il periodo in corso sarebbe opportuno aspettare tempi migliori per trasferirsi