Il Lavoro e la Dura Realtà Siciliana: il Lavoro in Nero ed il Pagamento del TFR

Parliamo con l'Avvocato Gagliano dei diritti dei lavoratori: dal lavoro in nero, ai diritti dei lavoratori irregolari, sino ad arrivare al pagamento del TFR.

22 APR 2021 · Tempo di lettura: min.
Il Lavoro e la Dura Realtà Siciliana: il Lavoro in Nero ed il Pagamento del TFR

Gentile Avvocato Gagliano: essendo specializzato in Diritto del Lavoro e collaborando oramai da diversi anni come professionista esterno convenzionato presso l’Associazione Centro Diritti Lavoratori a Catania, volevamo proporle delle domande riguardo un tema specifico, che si verifica soprattutto nella regione Sicilia e, in particolare, nella città di Catania (e provincia): il lavoro in nero. Investigando, non abbiamo potuto far a meno di notare che nella Sua regione il lavoro cosidetto “irregolare” dilaga, crescendo sempre di più di anno in anno. Solo alla fine del 2019 il lavoro irregolare era salito, rispetto all’anno precedente, dal 19,5% al 21,2%. Questo provoca, pertanto, una diminuzione di qualità del lavoro ed una crescita degli infortuni.

Dalla fine del 2019 a questa parte, come è cambiata la situazione? Il post lockdown e la crisi economica e del lavoro del nostro Paese hanno peggiorato ancor di più questa situazione locale? Quali settori sono maggiormente colpiti da queste irregolarità?

«Nel mondo del lavoro e soprattutto del terziario (ristoranti, Bar, alberghi, pubblici esercizi), è sotto gli occhi di tutti, che si è giocoforza dovuto far fronte alla situazione emergenziale da Covid. Tuttavia la stessa non ha fatto altro che amplificare una situazione negativa e di sfruttamento che già precedentemente esisteva nel settore lavoro.
Quanto sopra, in Sicilia e nel resto del meridione, determina uno sfruttamento dei lavoratori in maniera quasi…“istituzionale ”! Sembrerebbe come il NON riconoscimento di alcuni diritti (la 13°, la 14°, gli straordinari, le ferie, le domeniche, i turni notturni, etc...), fosse oramai da dover supinamente accettare al fine di potere lavorare!
Si conferma che lo Stato, causa emergenza COVID, ha disposto e prorogato il c.d. “blocco dei licenziamenti” fino a giugno 2021. Pertanto, ogni eventuale licenziamento in quanto illegittimo, dovrà essere impugnato.»

Un problema fondamentale dei lavoratori irregolari è la mancanza, la maggior parte delle volte, di una non presa di conoscenza di quali siano i propri diritti. Ci può spiegare quali sono di diritti dei lavoratori in nero?

«Una piaga sociale divenuta ormai prassi è il lavoro in nero. Spesso viene “accettata”, benché non condivisa, una inadeguata retribuzione, priva di tutti gli elementi retributivi basilari previsti dal contratto collettivo, dalle leggi e dalla nostra Costituzione. Il lavoratore è spesse volte costretto, pur di lavorare, ad accettare condizioni di lavoro prive di qualsivoglia tutela e garanzia.

Ѐ corretto però informare lo stesso lavoratore di due non sempre ben conosciuti concetti:
1) Il lavoratore in nero può richiedere ed ha gli stessi diritti del lavoratore regolarizzato
2) in caso di azione giudiziaria (vertenza di lavoro), nessuno verrà mai a conoscenza di essa azione proposta dal lavoratore.

Pertanto è assolutamente infondato il timore che spesso preclude al lavoratore di volere agire contro il proprio datore di lavoro temendo che, un domani, non possa avere più opportunità lavorative.
In caso di lavoro in nero, il lavoratore potrà chiedere al Giudice del Lavoro (in caso di mancato accordo conciliativo e, quindi, di vertenza)  oltre a tutti gli istituti retributivi previsti (13^, 14^ ferie, festività, straordinario, ferie, permessi etc.), anche il recupero dei contributi previdenziali omessi. Allo stesso, comunque, dovrà sempre essere corrisposto il TFR (liquidazione finale), sia in caso di licenziamento che in caso di dimissioni.»

Parliamo adesso, invece, dei lavoratori regolari: a causa del Coronavirus, secondo le statistiche Istat, solo durante lo scorso anno siamo stati testimoni della chiusura di 73mila imprese, circa il 7,2% del totale nazionale. Se un’impresa fallisce, come può il lavoratore recuperare il TFR non pagato?

«A causa del Covid diverse imprese hanno dovuto chiudere i battenti, con tutto ciò che ne può conseguire.
Dal punto di vista del lavoratore egli viene garantito per il pagamento del TFR (liquidazione finale) e delle ultime mensilità che non ha percepito con un fondo istituzionale a ciò predisposto dallo Stato.
A tal fine necessiteranno diverse procedure giudiziarie per ottenere il “titolo” che consenta di accedere a tale Fondo. Ѐ un’opportunità che offre e garantisce lo Stato nei confronti dei lavoratori, un’opportunità da non farsi sfuggire per poter vedere realizzato il proprio diritto a ricevere quanto maturato e spettante.
Benchè possa trascorrere del tempo, il Fondo a ciò istituito prevede per il lavoratore richiedente la possibilità di ottenere anche il riconoscimento (e pagamento) della rivalutazione monetaria e degli interessi al tasso legale.
Il pagamento del TFR, l’accesso al fondo e quant’altro, pertanto, spetta al lavoratore quando il datore di lavoro è inadempiente (quindi, di fatto, quando egli non ha pagato e / o non ha intenzione di pagare) oppure quando è stato dichiarato fallito e / o è fallibile.
Il TFR è un diritto imprescindibile e inviolabile di ogni lavoratore, quant’anche avesse lavorato in nero e non regolarizzato!»

Come menzionato all’inizio di quest’intervista, Lei collabora con l’Associazione Centro Diritti Lavoratori di Catania, che propone consulenze gratuite a tutti i lavoratori. Vuole spiegare ai nostri lettori da quanto tempo collabora con questa Associazione e soprattutto perché ha deciso di prenderne parte?

«L’associazione “C D L – Centro Diritti Lavoratori“ è una realtà esistente su Catania e provincia già da parecchi anni. Essa è assolutamente svincolata da legami / rapporti con sindacati o sigle sindacali.
L’associazione si occupa delle più svariate problematiche attinenti al mondo del lavoro offrendo servizi e consulenza gratuita sia ai lavoratori che agli stessi datori di lavoro.
Lo spirito solidaristico di essa associazione prevede la conoscenza professionale di tematiche e diritti nel settore lavoristico che, diversamente, verrebbero a non essere conosciuti, rappresentati e tutelati.
Prima di accedere al mondo delle vertenze lavorative e quindi di “ dovere “ ricorrere al Giudice del Lavoro, l’Associazione CDL si adopera e propone diverse soluzioni conciliative con il datore di lavoro.

Essa auspicata conciliazione porterebbe il vantaggio di:
1) una rapida definizione del rapporto di lavoro e delle pendenze;
2) evitare il giudizio e i tribunali ( con relativi costi per entrambe le parti );
3) ottenere un immediato ristoro economico che, diversamente, si impiegherebbe diverso tempo per ottenerlo.

L’associazione, altresì, assiste le badanti, domestiche ( sia italiane che straniere ) e i loro datori di lavoro quando alla conclusione del rapporto di lavoro intendono chiudere, in maniera definitiva e conclusiva mediante l’interevento di soggetti abilitati alla firma per la conciliazione, esso rapporto di lavoro e il pagamento delle spettanze lavorative maturate. Assistenza e presenza di interpreti per badanti / domestiche straniere.
L’associazione si occupa anche di verifica buste paga, conteggi, e accertare il TFR maturato e dovuto.
Io in quanto consulente e professionista esterno convenzionato, insieme ad altri, offriamo così l’opportunità di far conoscere e valorizzare i diritti e doveri spettanti ai lavoratori e al datore di lavoro per aiutarli ad orientarsi, così, in un difficile e problematico contesto.»

Avvocato, grazie mille per averci dedicato questo tempo; con le sue parole e le sue spiegazioni speriamo essere arrivati ai nostri lettori e, soprattutto, aver fatto un po' di chiarezza sui veri diritti di tutti i lavorati: per tutti coloro che sono tutelati da un contratto ed anche per tutti i lavoratori irregolari.

 

Per avere più informazioni sull'Avv. Gagliano, potete visitare il loro profilo facendo clic qui.

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