Decreto "Cura Italia" e moratoria sui mutui: misure di sostegno finanziario alle imprese.
Da tale breve esposizione è evidente come in questo momento storico la liquidità assuma un ruolo di fondamentale importanza, potendo rappresentare il vero vaccino COVID-19 aziendale.
L'emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova non solo la salute dei cittadini ma anche quella delle imprese del nostro Paese che rischiano di pagare un prezzo che per molte di esse potrebbe risultare insostenibile.
Tra le misure di sostegno finanziario volte a fronteggiare l'emergenza COVID-19, il Decreto "Cura Italia", all'art. 56, ha previsto una moratoria per le micro, piccole e medie imprese (PMI), i professionisti e le ditte individuali, che consente di congelare, fino al 30 settembre 2020, linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza.
Nello specifico, la moratoria si articola nelle seguenti misure di sostegno finanziario:
- Possibilità di utilizzare la parte non utilizzata delle aperture a revoca e dei prestiti accordati a fronte di anticipi su crediti esistenti alla data del 29 febbraio 2020 o quelli alla data del 17 marzo, se superiori. Gli importi accordati dalla banca o dall'intermediario finanziario non possono essere revocati neanche in parte fino al 30 settembre 2020.
- La proroga alle medesime condizioni fino al 30 settembre 2020 dei prestiti non rateali con scadenza prima del 30 settembre 2020.
- La sospensione fino al 30 settembre 2020 del pagamento delle rate o dei canoni di leasing in scadenza prima del 30 settembre 2020, per i mutui e gli altri finanziamenti a rimborso rateale, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie. E' facoltà dell'impresa chiedere la sospensione dell'intera rata o dell'intero canone o solo della quota capitale.
Per accedere alla misura le micro, piccole e medie imprese (PMI), operanti in Italia ed appartenenti a tutti i settori, devono avere meno di 250 dipendenti ed un fatturato inferiore a 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro.
Inoltre, il professionista o l'impresa, per ottenere la moratoria dei finanziamenti deve essere in bonis, vale a dire non deve avere posizioni debitorie classificate come esposizioni deteriorate, ripartite nelle categorie sofferenze, inadempienze probabili, esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate. In particolare, non deve avere rate scadute (ossia non pagate o pagate solo parzialmente) da più di 90 giorni.
Può ricorrere alla moratoria il professionista o l'impresa in bonis anche se ha già ottenuto misure di sospensione o ristrutturazione dello stesso finanziamento nell'arco dei 24 mesi precedenti.
Per avvalersi di tale strumento di sostegno le imprese devono inoltrare apposita comunicazione al proprio Istituto di credito, a mezzo pec o attraverso altri meccanismi che consentono di tenere traccia della comunicazione con data certa.
Nella comunicazione l'impresa deve, tra l'altro, dichiarare:
- il finanziamento per il quale si presenta la comunicazione di moratoria;
- di aver subito in via temporanea carenze di liquidità quale conseguenza dell'epidemia da COVID-19;
- di soddisfare i requisiti per la qualifica di microimpresa, piccola o media impresa;
- di essere consapevole delle conseguenze civili e penali in caso di dichiarazioni mendaci ai sensi dell'art. 47 DPR 445/2000.
Tutte le banche, intermediari finanziari vigilati e altri soggetti abilitati alla concessione del credito in Italia devono accettare le comunicazioni di moratoria, purché le stesse rispettino i requisiti previsti dal Decreto "Cura Italia".
Da tale breve esposizione è evidente come in questo momento storico la liquidità assuma un ruolo di fondamentale importanza, potendo rappresentare il vero vaccino COVID-19 aziendale.
Ora più che mai occorre prestare attenzione agli strumenti che il Governo sta studiando in queste ultime settimane per immettere liquidità nel sistema: la crisi, se ben sfruttata, può costituire una chance per le imprese che possono, attraverso tali misure, far fronte – seppur temporaneamente in difficoltà - agli impegni finanziari pregressi evitando, così, la paralisi.