Taglio dei fondi di accoglienza per i migranti
"Chi vedeva l’immigrazione come una mangiatoia oggi è a dieta", ha affermato Matteo Salvini.
Cooperative e associazioni insorgono contro la decisione di tagliare i fondi di accoglienza da 35 euro a 26-19 euro al giorno per ciascun migrante.
L’ultima polemica in tema immigrazione, è la novità introdotta dal cosiddetto “Decreto Sicurezza” (decreto legge n. 113/2018). Dopo l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, questa legge ha previsto anche la revisione del pacchetto accoglienza. Secondo quanto annunciato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, questa modifica taglia i fondi di accoglienza per i migranti.
Secondo quanto previsto dai nuovi bandi pubblicati contenenti le disposizioni del Viminale, infatti, per ogni richiedente asilo i fondi scenderanno da 35 a 19-26 euro al giorno. In particolar modo, spetteranno 26 euro a quegli immigrati presenti nei centri di accoglienza più piccoli, 19 euro, invece, a quelli accolti nei centri più grandi. Così ha presentato Salvini i tagli ai fondi di accoglienza: “Chi vedeva l’immigrazione come una mangiatoia oggi è a dieta. Molti finti volontari non parteciperanno più a bandi se invece di 35 euro ne porti a casa 19 non ci mangi più. E non ci mangia più né mafia né ‘ndrangheta. Ma rimarranno volontari veri e sono convinto che molte cooperative si daranno alla macchia”.
È arrivata anche la conferma del Viminale. Gerarda Pantalone, del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, infatti, ha affermato che questa decisione garantisce “i servizi primari e la dignità della persona secondo le regole europee e tagliano gli sprechi che anche la Corte dei Conti ha stigmatizzato, a cominciare dall'erogazione dei servizi non essenziali ai richiedenti asilo”. Dal Viminale, spiegano, inoltre che “a tutti verrà garantito vitto, alloggio, kit igienico-sanitario, il pocket money e una scheda telefonica di 5 euro, quanto basta per telefonare a casa e dire alla mamma: sono arrivato”.
Assolutamente contrarie ai tagli sono le cooperative e altre associazioni come Caritas. Secondo queste organizzazioni, infatti, questa somma di denaro non basterebbe alla cura dignitosa dei migranti. In più, il rischio è quello che si perdano una grande quantità di posti di lavoro. Oxfam (Oxford committee for Famine Relief), per esempio, afferma che saranno a rischio ben 15mila posti di lavoro, dagli insegnanti di italiano ai mediatori culturali, dagli psicologi agli avvocati che si occupano di questo settore. Non è tutto. Alcune associazioni, infatti, avvisano che, fra le altre conseguenze, potrebbe innescarsi un’emergenza sia sanitaria che di sicurezza.
Per ora, una delle prime conseguenze pratiche del taglio dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti è stata la non partecipazione di molte cooperative alle gare d’appalto. Questa scelta è stata anche supportata da diversi sindaci in tutta Italia. Ad esempio, il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha scritto su Twitter: "Fanno bene le cooperative che non vogliono partecipare ai nuovi bandi per i centri per migranti. Come si fa a garantire un servizio con venti euro al giorno?".
Anche la Croce Rossa ha rinunciato, in alcune parti d’Italia ai bandi. Secondo Rosaria Del Balzo Ruiti, presidente di Croce rossa Macerata: “Partecipare al nuovo bando ora significa fare un’assistenza che non è degna di un essere umano. Sappiamo quali sono i costi perché accogliere una persona non è solo dare un tetto e del cibo, ma assicurare l’apprendimento linguistico, le condizioni sanitarie ottimali, fare progetti per l’incontro e l’integrazione”.
Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in diritto dell’immigrazione.