Smart Working e Diritto al Lavoro: Come sono Cambiate le Dinamiche Lavorative con il Covid
Intervistiamo l'Avvocato Carlo Riela: come è cambiato il lavoro, i suoi diritti e le sue dinamiche dopo marzo dello scorso anno e dopo lo scoppio della pandemia?
La Festa dei Lavoratori è una giornata celebrata in moltissimi paesi del mondo: è una giornata per ricordare le lotte per i diritti dei lavoratori. È una giornata che deve rammentare la tutela e protezione di qualsiasi lavoratore. Proprio per questo, per celebrare questa festa, parliamo oggi con l’Avv. Riela. Non vogliamo addentrarci nella storia di questa festa perché, purché avvincente ed importante, riteniamo che ci siano altri argomenti attuali di cui poter discutere e su cui avere chiarimenti. Vorremmo parlare, infatti, dei cambi che il settore del lavoro ha riscontrato da un anno a questa parte con l’arrivo e lo svilupparsi della pandemia. Il Coronavirus non ha fatto esplodere solo un’emergenza sanitaria nel nostro e in tanti altri Paesi, bensì ha inciso fortemente e ineludibilmente sulla crisi economia e sul mercato del lavoro. I dati parlano chiaro: secondo l’Istat, lo scorso anno l’Italia ha registrato 841 mila occupati in meno rispetto all’anno precedente e una crescita di 647 mila disoccupati, colpendo maggiormente le categorie più vulnerabili come giovani e donne; molte aziende son dovute ricorrere allo smart working cambiando completamente il proprio modello lavorativo mentre tante altre si son dovute appellare alla Cassa Integrazione. Questi cambiamenti ci stanno facendo vivere un’era critica senza precedenti, in cui le dinamiche, estremamente precarie ed improvvise, stanno dettando una realtà completamente diversa dagli scorsi anni.
Quali sono le principali cause che il suo Studio ha dovuto affrontare soprattutto nei primi mesi post lockdown? Quali sono i principali problemi con cui i lavoratori del nostro Paese hanno dovuto scontrarsi?
«La tipologia di cause successive al lockdown che lo Studio ha dovuto affrontare è rimasto il medesimo rispetto al periodo precedente al lockdown, fatta eccezione per il contenzioso legato ai licenziamenti, pressoché azzerato dalla normativa nazionale. Per lo più ci si è occupati di cause relative a differenze retributive e mansioni superiori.»
Parliamo di ciò che abbiamo menzionato poc’anzi: lo smart working e la salute del lavoratore. I primi nove mesi del 2020 hanno evidenziato un quadro infortunistico fortemente in calo rispetto a quello del 2019 (il -15,8% in meno). Però, d’altro canto, si è registrato, durante lo scorso anno, un incremento delle ore di straordinario ed anche l’incremento di altre malattie professionali, come lo stress da lavoro. Cosa puó dirci al riguardo?
«Non c’è dubbio che lo smart working ha cambiato la tipologia del classico lavoro subordinato interpretando il concetto di flessibilità del lavoro. L’impatto sulla salute del lavoratore, se da un lato, ha comportato meno rischi legati al mancato spostamento verso la sede di lavoro, dall’altro, ha inciso sullo svolgimento dell’attività lavorativa, che, non essendo più legata al classico orario di lavoro, ha comportato per il lavoratore il suo bilanciamento con la vita familiare e il suo inserimento in un arco temporale più ampio (quello della giornata), essendo svolta prevalentemente da casa. Da questo punto di vista, si è potuto certamente evidenziare lo stress da lavoro, determinato dallo svolgimento dell’attività lavorativa in un contesto, quello familiare, dove elementi esterni finiscono per incidere negativamente sulla prestazione dell’attività lavorativa, rispetto alla classica attività svolta sul luogo di lavoro, lontano da condizionamenti esterni. Lo smart working ha anche potuto acuire le problematiche legate alla salute e connesse all’utilizzo di videoterminali, indispensabili per lo svolgimento di tale tipologia di attività.»
Con il rafforzamento dello smart working, nei prossimi anni, cambieranno anche i diritti dei lavoratori? Come muteranno, secondo lei, i diritti ed i doveri dei lavoratori in un mondo sempre più digitale, dinamico e poco sedentario?
«Certamente i contratti collettivi nazionali e i contratti di prossimità daranno sempre più rilevanza allo smart working. Ritengo che, fermo restando il quadro normativo di riferimento, sia sotto il profilo legislativo sia sotto quello della contrattazione collettiva, i diritti dei lavoratori andranno contestualizzati in una realtà nuova, qual è quella dello smart working. Sia i diritti sia i doveri dei lavoratori, pur restando ancorati alla normativa di riferimento, andranno riletti ed interpretati nell’ottica della nuova prestazione lavorativa che viene resa e dovranno, pertanto, slegarsi da certi archetipi del passato.»
Infine, una domanda più generale, focalizzata sul futuro del nostro Paese. Cosa dovrebbe fare l’Italia, secondo la sua esperta opinione, per ristabilire un quadro lavorativo già precario prima del Coronavirus e ora, più che mai, instabile ed incerto?
«Si dovrebbe, a livello governativo, dare nuovo impulso alle attività produttive, prevedendo sgravi, anche contributivi, che permettano di rilanciare l’occupazione e favorire nuove assunzioni, per lo più, a tempo indeterminato. Soltanto dando fiducia alle imprese e mettendole nelle condizioni di operare proficuamente, le stesse potranno investire nella forza lavoro.»
Grazie Avvocato: auspichiamo che questa crisi del mercato lavorativo possa, poco a poco, attenuarsi per poi rivedere un'importante ripresa economica e sociale. Come Lei dice, è importante che il Governo dia un nuovo impulso alle attività produttive. Staremo a vedere.
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