Cosa s’intende per separazione di fatto?
Solitamente, la separazione di fatto avviene quando uno dei due coniugi decide di abbandonare la casa coniugale.
Quando si sente parlare di separazione, spesso si tende a separare la cosiddetta “separazione legale” dalla “separazione di fatto”. Quali sono le differenze nella giurisprudenza italiana? In generale, con il termine separazione s’intende la cessazione di alcuni doveri acquisiti con il matrimonio, ad esempio la coabitazione. Tuttavia, rispetto al divorzio, i coniugi, anche se non vivono più nella stessa abitazione, continuano a mantenere il legame di marito e moglie.
Nel caso concreto della separazione di fatto, uno dei due coniugi, in accordo o in disaccordo con l’altro, decide di interrompere in qualche modo la vita matrimoniale. Nonostante ciò, alle spalle di questa decisione non esiste nessuna sentenza né ha alcuna validità giuridica. Ciò vuol dire che non è possibile trovare all’interno del Codice Civile nessuna definizione della separazione di fatto e che, di conseguenza, per poter iniziare il percorso che porta al divorzio, sarà necessario rivolgersi al giudice.
Solitamente, la separazione di fatto avviene quando uno dei due coniugi decide di abbandonare la casa coniugale. Attenzione, però, perché, in sede giudiziaria, questo comportamento potrebbe portare all’addebito della separazione a causa dell’abbandono del tetto coniugale. In più, questa decisione potrebbe essere anche ritenuta un reato, ai sensi dell’articolo 570 del codice penale:
“Chiunque, abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una condotta contraria all'ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale, alla tutela legale o alla qualità di coniuge, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da centotre euro a milletrentadue euro”, primo comma.
Tuttavia, è bene ricordare che, l’abbandono del tetto coniugale non è l’unico modo per mettere in atto la separazione di fatto. I due coniugi, infatti, possono decidere di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, magari per continuare a educare insieme i due figli o perché non sono ancora del tutto convinti, però smettendo di essere una coppia a tutti gli effetti.
Come è stato già detto, per poter avviare più tardi le pratiche del divorzio o raggiungere accordi su determinate tematiche durante il periodo della separazione, è necessario che venga messa in atto una separazione giudiziale. Secondo l’articolo 151 del Codice Civile:
“La separazione può essere chiesta quando si verificano, anche indipendentemente dalla volontà di uno o di entrambi i coniugi, fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all'educazione della prole.
Il giudice, pronunziando la separazione, dichiara, ove ne ricorrano le circostanze e ne sia richiesto, a quale dei coniugi sia addebitabile la separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio”.
Questo tipo di separazione è fondamentale, se non avviene la riappacificazione dei coniugi, per iniziare a calcolare i tempi per il divorzio. In seguito alla legge 6 maggio 2015, n. 55 sul cosiddetto “Divorzio breve” i tempi per richiedere il divorzio, a seconda del tipo di separazione, sono diminuiti.
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L' abbandono del tetto coniugale è ancora considerato reato o non più? Sbaglio?