I messaggi sulle Dating Apps ora si possono usare per il divorzio
Parliamo della sentenza del 7/09/21 della CEDU per cui dei messaggi di infedeltà in una Dating App sono state utilizzati per un divorzio
Il mondo degli incontri online sta crescendo sempre di più: oramai non esistono solo siti in cui puoi incontrare la tua dolce metà. Negli ultimi anni, infatti, sono nate molte app sempre più popolari, che hanno appunto lo scopo di far conoscere persone che vogliono iniziare nuove romantiche avventure.
Purtroppo, però, queste app non servono solo a far incontrare persone che, senza coniuge o fidanzato, hanno il desiderio di cercare qualcuno con cui condividere la propria vita: queste app sono scaricate ed utilizzate anche da persone che sono già sposate o che hanno già una relazione stabile.
La sentenza del 7 settembre 2921 della CEDU (C-27516/2014), infatti, tratta proprio questo tema: si stabiliscono i limiti alla possibilità di utilizzo e si cercano i giusti equilibri tra il diritto della difesa in un matrimonio e la tutela della privacy.
Cosa è successo? Vi spieghiamo il caso
Il caso trattava di una coppia il cui marito, durante il giudizio di divorzio, ha utilizzato a suo favore dei messaggi che la moglie, durante il matrimonio, si era scambiata con altri uomini in un sito di incontri.
Dobbiamo, prima di tutto, ricordare che esiste un diritto alla privacy: infatti, in questo caso, la moglie si è appellata alla violazione del diritto alla privacy e alla segretezza di questa corrispondenza.
La violazione del diritto alla privacy: come funziona?
In Portogallo (il caso è difatti portoghese), così come in Italia, vige la stessa norma per quanto riguarda l’accesso alla corrispondenza altrui senza il consenso di quest’ultimo: questo atteggiamento è penalmente perseguibile.
Ne parliamo, infatti, nel nostro post di Instagram:
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Ma allora, come è possibile che la Corte Europea abbia valutato questo caso?
La decisione della Corte Europea: perché si possono utilizzare dei messaggi come delle prove?
La Corte Europea non ha perseguito il marito per aver spiato i messaggi della moglie. Perché?
La Corte di Appello di Lisbona ha valorizzato che la moglie, precedentemente, aveva permesso al marito di accedere alla sua posta elettronica e al proprio account del sito di incontri. Legalmente, quindi, non ci sarebbe stata violazione della privacy poiché era stata la moglie stessa a concedere al marito l’accesso ai suoi messaggi.
Inoltre, secondo la stessa Corte Europea, aver utilizzato queste prove in giudizio è stato considerato come comportamento lecito da parte del marito. Si è cercato quindi un equilibrio tra la violazione della privacy e prove utilizzate ai fini di un divorzio, ossia quello della pertinenza della produzione delle prove al giudizio. Si è considerata la situazione personale della famiglia, del marito e della moglie.
Infine, si è ricorsi ad un altro principio: quello della continenza, ossia dell’utilizzo di quelle prove strettamente necessarie per il divorzio.