Affido condiviso del cane in caso di separazione
Come funziona quando una coppia ha un cane (o un gatto, o qualsiasi altro animale domestico) e si separa? Chi dovrà prendersi cura dell'animale? Dove dovrà vivere e chi dovrà pagare?
Oramai sempre più coppie adottano animali domestici, soprattutto cani e gatti. Il problema, però, è la sorte di questi animali se la coppia si separa.
Purtroppo è una situazione in cui sempre più persone si stanno ritrovando: infatti, la Cassazione delle volte ha applicato sugli animali domestici la stessa normativa che applica sui figli minori.
Ma quindi, in sostanza, cosa succede? A chi viene affidato il cane in caso di separazione? Attraverso gli ultimi casi italiani vi spieghiamo come succede e come funziona tutto, steo by step, in questo articolo.
Affido condiviso del cane: come un figlio minore
Come già accennato poc’anzi, la Corte di Cassazione ha già trattato diversi casi in cui con la separazione dei coniugi si deve ricollocare anche l’animale domestico.
Per esempio, per la sentenza n. 5322/2016 la Suprema Corte ha applicato, per analogia, la disciplina riservata ai figli minori in punto di separazione della coppia, anche se non sposata.
Coerentemente con quanto disposto per i figli minori, infatti, non assume alcuna rilevanza l'atto di matrimonio in quanto il legame dell'animale prescinde dal regime giuridico che legava le parti.
In altre parole, l’animale domestico viene trattato proprio come un figlio minore in questi casi.
Questa sentenza, la n. 2533/2016, segna sicuramente un punto di svolta non indifferente in un Paese, come il nostro, che classifica gli animali alla stregua dei beni mobili.
Infatti, a relazione che l'uomo istaura con l'animale è nettamente cambiata rispetto al passato: oggi il cane è parte integrante della famiglia, alla stregua di un figlio e come tale è trattato in caso di separazione della coppia.
Quindi, quali sono i criteri di assegnazione del cane o del gatto?
Come per quanto riguarda i figli minori, è necessario decidere quale dei due coniugi sia il collocatario dell’animale domestico.
Per i gatti, l’assegnazione esclusiva si disporrà al coniuge che può far fronte, in maniera migliore, alle esigenze dell’animale, come ad esempio il suo benessere ed il miglior sviluppo della sua identitá.
Per quanto riguarda i cani, invece, si può disporre un’assegnazione condivisa (con una collocazione alternata tra i due coniugi) anche se l’intestazione del microchip assegni l’animale ad una sola residenza.
Si può richiedere l’affidamento esclusivo di un cane?
Attenzione, però: il Tribunale può sì disporre l’affido condiviso del cane, ma uno dei coniugi potrebbe anche reclamarne il possesso esclusivo.
Questo infatti è ciò che è successo al Tribunale di Roma (sez. V del 15/03/2016, n.5322): dato che non vi era (e non vi è) ancora una disciplina normativa ad hoc, il Giudice dovette decidere in base all’interesse materiale – spirituale – affettivo dell’animale. Sì, proprio come un bambino.
Nell’esempio che abbiamo appena fatto, ossia quello del Tribunale di Roma, dapprima l’affido era condiviso (con 50% delle spese condivise, inoltre, per il mantenimento). Dopo la fine della relazione e della convivenza tra i coniugi, il cane aveva iniziato a vivere, a periodi alterni, con entrambi gli ex partner. Dopo un periodo di tempo è emerso che l’animale domestico, però, in realtà, si era abituato a vivere solo con uno degli ex coniugi, sebbene entrambi le parti si sforzassero allo stesso modo affinché l’animale potesse essere a suo agio.
In questi casi, pertanto, si deve pensare ciò che è nell’interesse del cane e in quello affettivo di entrambi i coniugi.
Per quanto riguarda le spese, invece, chi dovrà occuparsene?
Come per i bambini, il giudice può scegliere che siano entrambi i coniugi a pagare le spese, le cure ed il mantenimento.
Questo, infatti, è ciò che ha deciso il Tribunale Sciacca, nel febbraio del 2019.