Assegno di divorzio per l’ex moglie di 50 anni
Le conseguenze della sentenza n. 18287/2018 si sono fatte sentire fin da subito in altre decisioni sul tema dell’assegno di divorzio.
Una sentenza del Tribunale di Nuoro conferma la sentenza numero 18287/2018 delle Sezioni Unite della Suprema Corte.
Negli ultimi anni le sentenze sul cosiddetto “assegno di divorzio” stanno cambiando la giurisprudenza relativa a questo tema. Una sentenza della Corte di Cassazione, infatti, la numero 11504/2017, ha modificato i criteri di assegnazione di questo contributo assistenziale, sancendo che è "ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile". Secondo i giudici della Cassazione, infatti, per l’assegno di divorzio non sarebbe più necessario utilizzare il criterio del tenore di vita goduto durante il matrimonio.
A cambiare le carte in tavola, è arrivata la sentenza numero 18287/2018 delle Sezioni Unite della Suprema Corte. Nel testo, infatti, si può leggere che:
“Ai sensi dell’art. 5 c. 6 della l. n. 898 del 1970, dopo le modifiche introdotte con la l. n. 74 del 1987, il riconoscimento dell’assegno di divorzio, cui deve attribuirsi una funzione assistenziale ed in pari misura compensativa e perequativa, richiede l’accertamento dell’inadeguatezza dei mezzi o comunque dell’impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive”.
Per questo, le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno sancito che bisogna prendere in considerazione alcuni elementi prima di decidere sull’eventuale assegno di divorzio, fra cui:
- valutazione comparativa delle condizioni economico-patrimoniali delle parti, in considerazione del contributo fornito dal richiedente alla conduzione della vita familiare e alla formazione del patrimonio comune;
- durata del matrimonio;
- età dell’avente diritto.
La vicenda e la recente sentenza del Tribunale di Nuoro
Le conseguenze della sentenza n. 18287/2018 si sono fatte sentire fin da subito in altre decisioni sul tema dell’assegno di divorzio. Una recente sentenza del Tribunale di Nuoro, infatti, la numero 424/2018, ha seguito i principi stabiliti dalle Sezioni Unite, invece che quelli della sentenza numero 11504/2017 che escludeva il tenere di vita come criterio per l’assegno di divorzio.
Una donna di 50 anni, durante il matrimonio, si era occupata della casa e dei tre figli avuti con il coniuge. Al momento del divorzio, questo elemento è stato preso in considerazione dai giudici in quanto difficilmente la donna avrebbe avuto facilità a trovare un impiego ben retribuito a causa della sua età. Per questo, il Tribunale di Nuoro ha deciso, nella sentenza di divorzio, che l’ex moglie aveva diritto a un assegno di divorzio di 800 euro.
Secondo i giudici, infatti, “appare quindi evidente la sproporzione creatasi, per effetto del divorzio, nelle rispettive situazioni economico-patrimoniali; del resto, si è appena detto del contributo alla creazione del patrimonio del ricorrente prestato dalla resistente, la quale verosimilmente - avendo avuto tre figli, e avendo svolto mansioni di segretaria percependo uno stipendio sensibilmente inferiore a quello del marito - ha dato un rilevante contributo alla conduzione della vita familiare […] pertanto, non disponendo di mezzi adeguati ha diritto alla corresponsione dell’assegno divorzile”.
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