Avvocati: lavorare tanto e guadagnare poco
Le inefficienze burocratiche rendono il lavoro ancora più tedioso e complesso, allungando i tempi e riducendo l'utilità del lavoro svolto.
Burocratizzazione, crisi economica e condizioni precarie colpiscono la professione forense.
Non è più una sorpresa che anche gli avvocati stiano sentendo profondamente la crisi del mondo del lavoro. Da una parte, a causa della recessione, i clienti pagano sempre meno e in ritardo, dall'altra, il declino del settore è sotto la vista di tutti. Nonostante ciò, mentre la popolazione italiana diminuisce, l'Italia si trova al terzo posto della classifica europea per concentrazione di avvocati in proporzione al numero degli abitanti.
Concorrenza spietata, saturazione del mercato e difficoltà di accesso al mondo del lavoro portano molti avvocati a lavorare quasi gratis e a tempo pieno. Solo gli studi legali più prestigiosi riescono a ottenere un'alta remunerazione a costo, però, di una disponibilità totale. Gli altri, invece, soprattutto i più giovani in molti casi riescono a guadagnare 500 euro in un mese. La differenza di remunerazione all'interno della stessa professione, però, non esime nessuno da giornate di lavoro massacranti: molti professionisti possano arrivare a lavorare anche 12 ore al giorno.
Secondo molti, è il sistema pubblico a peggiorare la già precaria situazione della professione forense. Le inefficienze burocratiche, infatti, rendono il lavoro ancora più tedioso e complesso, allungando i tempi e riducendo l'utilità del lavoro svolto. In una vera e propria corsa ad ostacoli, ogni giorno gli avvocati devono districarsi fra burocrazie e rischi, facendo prevalere la procedura sul diritto sostanziale.
Questo peso burocratico non è stato alleggerito nemmeno dal cosiddetto processo telematico che, incompiuto e complesso, non solo non facilita il lavoro ma addirittura lo rallenta ulteriormente. I benefici promessi, infatti, non ci sono stati, portando molte volte a un allungamento dei tempi delle diverse procedure.
Sono in molti, dunque, a incolpare i poteri pubblici per le difficoltà della professione forense e la sua alta burocratizzazione. Gli eventuali problemi con la clientela passano in secondo piano, visto che la complessità delle procedure porta sempre meno a dedicarsi agli utenti e sempre più alla burocrazia. In quest'ottica, si rivela ancora più urgente un intervento legislativo diretto e reale che semplifichi le procedure e il lavoro degli avvocati. Per ora si intravede qualche possibilità di riforma che però è diretta maggiormente a ridurre il numero di chi accede alla professione forense che a migliorare le condizioni di chi già lavora.