Come funziona il risarcimento danni?

Per ricevere il risarcimento danni è necessario dimostrare la relazione causa-effetto fra comportamento illecito e danno.

26 SET 2016 · Tempo di lettura: min.
Come funziona il risarcimento danni?

In quali casi si ha diritto al risarcimenti del danno? Qual è la differenza fra danno patrimoniale e danno non patrimoniale?

Cosa s'intende per risarcimento danni?

Secondo la giurisprudenza italiana, chi subisce un danno ha diritto a un risarcimento. Con il termine "danno" si indica il pregiudizio che deriva da comportamenti colposi (negligenza, imperizia o imprudenza) o dolosi (volontari) eseguiti da un altro soggetto. L'autore di questo comportamento è obbligato dalla legge a risarcire il danno che, in ogni caso, deve essere sempre "ingiusto" ossia non dev'essere autorizzato o imposto da una norma, come avviene, ad esempio, nel caso della legittima difesa.

In generale, per ottenere un risarcimento danni è necessario dimostrare che il danno è conseguenza diretta del comportamento pregiudizievole dell'altro soggetto. Dev'essere dunque dimostrato il nesso causale fra azione e danno. In alcuni casi, inoltre, è necessario anche quantificare il danno rispetto alle perdite subito o al mancato guadagno. Nonostante ciò, non sempre è possibile calcolare l'ammontare del danno. In questo caso sarà compito del giudice quello di stabilire in via equitativa la quantità del risarcimento.

Non bisogna confondere, inoltre, il risarcimento del danno con l'indennizzo. Nel secondo caso, infatti, non proviene da un danno ingiusto. Tuttavia in alcuni casi, in seguito a un atto lecito e seguendo il principio di equità, il giudice può decidere di richiedere l'obbligo di indennizzo. Ciò avviene, ad esempio, nei casi di espropriazione di pubblica utilità, in cui nonostante la pubblica amministrazione abbia il diritto all'espropriazione ha anche l'obbligo di indennizzare il proprietario espropriato.

La differenza fra danno patrimoniale e non patrimoniale

Il danno ingiusto può essere distinto in due grandi categorie: il danno patrimoniale e il danno non patrimoniale. Nel primo caso, il danno colpisce direttamente il patrimonio di un determinato soggetto e, in quanto tale, è facilmente quantificabile (ad esempio il risarcimento del danneggiamento dell'auto durante un sinistro stradale). A sua volta, il danno patrimonio si distingue in:

  • Danno emergente: in questo caso, il comportamento crea un danno direttamente al patrimonio ed è chiaramente quantificabile;
  • Lucro cessante: il danno causa una diminuzione dei guadagni a causa del danno provocato (ad esempio nel caso del lavoro non svolto a causa della degenza in ospedale in seguito a un sinistro stradale).

Nel caso del danno non patrimoniale, invece, il danno non può essere direttamente quantificato in quanto non è economicamente valutabile secondo parametri oggettivi. Secondo l'articolo 2059 del codice civile, "il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge". Fino a qualche anno fa il danno non patrimoniale veniva suddiviso in:

  • Danno morale: è la sofferenza, transitoria o permanente, causata dal danno ingiusto;
  • Danno biologico: è un danno alla salute che causa problemi alle attività quotidiane del danneggiato;
  • Danno esistenziale: consiste in un danno che non causa sofferenza dal punto di vista fisico o psicologico ma che in ogni caso provoca disagio al danneggiato.

Tuttavia, queste categorie che costituivano una mera semplificazione dei danni non patrimoniali sono state pian piano abbandonate. Per riconoscere un danno non patrimoniale, attualmente, ci si affida maggiormente alle sentenze della Corte di Cassazione e ai diritti riconosciuti dalla Costituzione.

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