Unioni Civili: il DDL Cirinnà garantisce gli stessi diritti a tutti?
Approvato il Ddl Cirinnà: 372 sì contro 51 no.
La Camera, in data 11 maggio 2016, ha approvato a pieni voti il DDL Cirinnà sulle unioni civili. È la prima legge a regolare in modo uniforme le coppie gay e i conviventi.
Sin dalla sua prima stesura è stato oggetto di polemiche a causa di alcuni riferimenti discriminatori tra il trattamento riservato ai coniugi sposati e quelli uniti civilmente, o persino dichiarava nulla "l'unione con un partner gay".
Il Governo sembra aver ricucito il testo, lasciando però ancora qualche crepa da cui s'intravede l'incompletezza dell'approccio normativo.
I "nuovi" diritti e le nuove differenze
Andando per ordine, vediamo quali diritti vengono riconosciuti.
Vengono riconosciute come convivenze di fatto le coppie maggiorenni, omosessuali o eterosessuali, che vivono insieme e che non sono unite da matrimonio civile o unione civile. Basta presentarsi al Comune e fare una dichiarazione anagrafica per registrare tale status e poter disporre, di conseguenza, di alcuni diritti. Ecco i punti salienti:
- assistenza e informazioni personali nel caso di malattia del partner;
- il diritto di rappresentare il partner per decisioni in materia di salute, diritto di abitazione, diritto agli alimenti, proprietà della casa comune in caso di morte;
- i conviventi avranno gli stessi diritti di una coppia sposata in caso di detenzione;
- nel caso di malattie gravi o morte è possibile scegliere il proprio convivente come rappresentante;
- è possibile stipulare un contratto di convivenza per regolamentare le questioni patrimoniali;
- infine, ma non per questo meno importante, ricordare che la convivenza non dà diritto alla pensione di reversibilità.
Tutta una serie di diritti che fanno pensare ad un'equiparazione tra le unioni civili e quelle matrimoniali, ma la realtà dei fatti non è così. Prima di tutto perché, nonostante si tratti di un passo importante per molti omosessuali italiani, è stata persa l'occasione di andare incontro ai diritti dei bambini. Il punto riguardante la adozioni del figlio del partner, infatti, è stato stralciato.
Inoltre il DDL non applica analogicamente tutta la regolamentazione in materia matrimoniale e prevede trattamenti diversi in caso di delitti e reati penali, con inevitabili ripercussioni al precetto costituzionale, ex art. 3 Cost.
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Leggiamo nel nuovo testo che non vengono applicate alle unioni civili le aggravanti in caso di furto, omicidio, sequestri di persona, abuso di ufficio ai danni del coniuge.
Avete capito bene: l'aggravante non potrà pesare su assassini legati da unioni civili alla vittima, mentre continuerà a valere per mariti e mogli. La lista potrebbe continuare però vuole essere un chiaro esempio di come l'appena approvato Ddl entra in scena già con difetti e preoccupazioni dal punto di vista delle garanzie per tutti i cittadini.
Consola il fatto che, perlomeno, le coppie gay abbiano finalmente trovato il riconoscimento legale che ci si aspettava da tempo, dopo che la giurisprudenza aveva già approvato e regolamentato il nuovo assetto della società.