Iscrizione dei minori ai social: quali sono le leggi e le responsabilità
Che responsabilità hanno i minori riguardo agli atti di cyberbullismo? È importante capire cosa comportano questi episodi e soprattutto come si possono tutelare i più giovani.
TikTok, Instagram, Twitter, Youtube: l’età di iscrizione a queste piattaforme sociali è sempre più bassa. E, purtroppo, in questi “luoghi digitali” il cyberbullismo è una pratica sempre più diffusa. Nel 2020, la Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno rilevato un incremento del 77% dei casi in cui sono stati compiuti reati online in danno dei minori, e molto spesso questo danno è stato recato da un minore a danno di un altro minore. Ma chi ha la responsabilità delle azioni di un minore che si iscrive a un social media? E, soprattutto, quando ci si può iscrivere a un social media? Lo scopriamo insieme in questo articolo!
A che etá ci si può iscrivere ai social media?
L’Europa stabilisce che ci si può iscrivere a un social network solo dai 16 anni in su; ad ogni modo, però, gli Stati dell’Unione Europea hanno la libertà di prevedere un’età diversa per l’iscrizione dei più giovani a queste piattaforme. In Italia, ad esempio, ci si può iscrivere a un social media solo quando si son compiuti i 14 anni (secondo l’articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del 2018, del GDPR).
Questo non vuole dire, però, che chi abbia meno di 14 anni non si possa iscrivere a un social network: in questi casi, se ad esempio un o una giovane di 13 anni si volesse iscrivere ad esempio ad Instagram, sarebbe necessario il consenso dei genitori che, inoltre, dovranno vigilare l’utilizzo che il proprio figlio faccia della piattaforma.
Secondo l’articolo 8 del GDPR, sono le stesse piattaforme che, attraverso le proprie tecnologie, devono verificare che i genitori dei ragazzi minori di 13 anni abbiano dato il consenso.
Mentire o falsificare la data di nascita durante l’iscrizione a un social: che cosa si rischia?
Non sono previste multe nel caso si falsificasse la data di nascita quando ci si iscrive a un social network. Però, questa stessa azione potrebbe integrare un reato, ossia il reato di sostituzione di persona. Ad ogni modo, nel momento in cui sia una persona sotto i 14 anni a commettere questo reato, non si potrebbe punire penalmente: sotto i 14 anni, difatti, la persona in questione non può mai essere punita penalmente.
È proprio per questo motivo, quindi, che si è sempre più portati a mentire sulla propria data di nascita: soprattutto nell’ultimo anno, l’eta di iscrizione ai social media è sempre più bassa.
A tale proposito, si sta discutendo una proposta di introdurre lo Spid come chiave di accesso alle piattaforme social da parte dei più giovani.
E se il minore compie atti di cyberbullismo, ad esempio, chi sarebbe il responsabile?
Nel paragrafo anteriore abbiamo parlato della pena penale: ricordiamo che il penale, che scatta dai 14 anni in poi, è sempre personale. Pertanto, se un giovane di 13 anni compie dei reati penali, questi non possono essere trasferiti ai genitori.
Dal punto di vista Civile, invece, la responsabilità ricade sui genitori: l’articolo 2048 del Codice Civile, infatti, stabilisce che la responsabilità ricadrà proprio sui più grandi per non aver controllato l’uso dei social con età inferiore ai 14 anni.
E i social media? Che responsabilità hanno?
Le piattaforma sociali non hanno alcuna responsabilità per le azioni commesse dagli utenti. Però è anche necessario, così come dice l’articolo 17 del Decreto Legislativo del 2003, che siano le stesse piattaforme a revisare i contenuti quando vengono segnalati come illeciti.
Nel caso in cui le piattaforme non facciano nulla per evitare la trasmissione di questi contenuti illeciti (e quindi di omissione), potrebbero essere condannate a pagare un indennizzo alla vittima per il ritardo della cancellazione del contenuto.
Cosa dovrebbero fare quindi i genitori, o tutori, dei minori che usano i social media?
In primo luogo, dovrebbero essere proprio i genitori ad insegnare ai propri figli come si usano i social network: avere un account privato affinché possano proteggere la privacy, non fare un uso eccessivo della geolocalizzazione (in modo che gli sconosciuti non sappiano dove si trovano in qualsiasi momento della giornata), non condividere ogni aspetto della propria vita privata.
Ma, soprattutto, vigilare per individuare e prevenire attacchi di cyberbullismo o stalking: è importante che ci sia un’educazione previa al riguardo.