L'ALTA CONFLITTUALITA' TRA I GENITORI E LE CONSEGUENZE SUI FIGLI
Nell’ambito dei rapporti familiari in cui i genitori presentano un'alta conflittualità tra loro, vittime inconsapevoli sono i figli che, non comprendendo le motivazioni e gli atteggiamenti aggressivi dei genitori nonché lo loro incapacità di comunicare
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L'obiettivo della ricerca consiste, partendo dall'analisi di un caso concreto, nell'individuazione di
quelle che potrebbero essere le migliori strategie giuridiche – psicologiche e sociali, volte alla tutela
in primis del minore, identificando quali siano i migliori strumenti da offrire alle famiglie, affinché
le stesse comprendano l'importanza di valori quali la dignità della persona, l'accettazione delle
differenze, la coesione sociale. Valori pensati e vissuti, nella prospettiva volta alla costruzione di
una famiglia sana e alla bigenitorialità.
Il lavoro affronta anche la tematica laddove, in forza del disposto dell'art 337-quater, co. 1 c.c. il
Giudice possa anche disporre, con provvedimento motivato, l'affido esclusivo ad un solo genitore
quando risulti che l'affidamento all'altro genitore sia contrario all'interesse del minore. Nel caso
trattato appare evidente come la madre si sia sempre presa cura del figlio minore, non potendo
affermarsi lo stesso con riguardo al padre, e, quindi, la sussistenza di tutti i presupposti per disporre
l'affidamento esclusivo del figlio a favore della stessa.
L'elaborazione dottrinale prima -e giurisprudenziale poi- ha infatti evidenziato alcuni casi tipo in cui
è possibile/auspicabile optare per l'affido ad un solo genitore; tra questi vi sono: a) la sussistenza di
un oggettivo pregiudizio nell'applicazione della regola generale dell'affido condiviso; b) l'inidoneità
o incapacità di uno dei genitori a prendersi cura del minore, che può anche essere resa manifesta da
un conclamato disinteresse nei confronti del medesimo; c) il rifiuto del minore a rapportarsi con uno
dei genitori.
Nel caso trattato si è discusso anche dell'importanza di soffermarsi anche sulla responsabilità che i genitori hanno di anteporre alla contesa giudiziaria (di qualsiasi natura essa sia) l'interesse
prioritario del minore a conservare un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi affinché
possa ricevere le cure, l'educazione, l'istruzione e l'assistenza morale necessaria anche in seguito al
raggiungimento della maggiore età. Perché il diritto del figlio possa concretamente realizzarsi, è
pertanto dovere dei genitori collaborare ed adoperarsi tanto da un punto di vista materiale, quanto
morale.
E' stata richiamata anche la normativa internazionale – in particolare la Convenzione di New York
del 20 novembre 1989, resa esecutiva in Italia con L. 176 del 1991 – che attribuisce un ruolo
determinante alla comune assunzione di responsabilità da parte dei genitori nel supremo interesse e
a tutela della prole. Con riferimento al caso in esame l'interesse prioritario del figlio minore non
appare essere stato in alcun modo tutelato dal comportamento posto in essere nel corso degli anni
dal padre.
La condotta ostruzionistica del padre ai danni della madre, e, conseguentemente, del figlio ha
indubbiamente cagionato un ingiusto danno agli stessi, integrando la lesione di diritti personali
costituzionalmente garantiti e rappresenta pertanto un fatto costitutivo del diritto al risarcimento dei
danni non patrimoniali, sia sotto forma danno morale soggettivo, sia sotto forma di ulteriore
pregiudizio derivante dalla privazione dei benefici che discenderebbero da un normale rapporto
parentale (cfr, Tribunale di Monza, Sentenza n. 2994/04). Anche la Corte di Cassazione cfr n.
7713/2000, ha esteso l'ambito di applicazione dell'art. 2043 c.c. all'art. 2 della Costituzione fino a
ricomprendervi tutti i danni non patrimoniali subiti a causa dell'ostacolo alla realizzazione della
personalità del figlio.
L'esperienza giuridica dimostra chiaramente che quando i genitori sono in grado di risolvere i loro
conflitti interiori in maniera equilibrata e consapevole (in particolare quelli volti all'ascolto dei
bisogni dell'altro genitore e dei figli), riescono anche a dipanare piu' facilmente quelle divergenze
relativi ai rapporti interpersonali, quali affidamento, collocamento, tempi di permanenza e gestione
dei figli, nuovi legami, ecc..
Laddove invece i conflitti e i traumi del passato rimangono irrisolti, essi saranno causa di continue
frizioni e fallimenti relazionali. Appare di fondamentale importanza quindi che i genitori: 1.
scoprano le vere ragioni del perdurare della crisi; 2. abbiano strumenti per affrontarla in modo
consapevole. Laddove il conflitto raggiunge l'apice è utile ricorrere alla coordinazione genitoriale
(metodo alternativo di risoluzione delle controversie) volto ad aiutare i genitori "altamente
conflittuali" a sviluppare e implementare un contesto strutturato di risoluzione delle dispute che
possa consentire l'esercizio di una co-genitorialità sana ed efficace.
I figli hanno infatti il diritto ed il bisogno di sapersi relazionare con entrambi i genitori. Il triangolo
relazionale genitori-figlio viene riconosciuto quale ruolo fondamentale per favorire un armonioso e
sano sviluppo dei minori all'interno di una famiglia, anche se separata.