L'ALTA CONFLITTUALITA' TRA I GENITORI E LE CONSEGUENZE SUI FIGLI

Nell’ambito dei rapporti familiari in cui i genitori presentano un'alta conflittualità tra loro, vittime inconsapevoli sono i figli che, non comprendendo le motivazioni e gli atteggiamenti aggressivi dei genitori nonché lo loro incapacità di comunicare

27 GEN 2025 · Tempo di lettura: min.
L'ALTA CONFLITTUALITA' TRA I GENITORI E LE CONSEGUENZE SUI FIGLI

L'obiettivo della ricerca consiste, partendo dall'analisi di un caso concreto, nell'individuazione di

quelle che potrebbero essere le migliori strategie giuridiche – psicologiche e sociali, volte alla tutela

in primis del minore, identificando quali siano i migliori strumenti da offrire alle famiglie, affinché

le stesse comprendano l'importanza di valori quali la dignità della persona, l'accettazione delle

differenze, la coesione sociale. Valori pensati e vissuti, nella prospettiva volta alla costruzione di

una famiglia sana e alla bigenitorialità.

Il lavoro affronta anche la tematica laddove, in forza del disposto dell'art 337-quater, co. 1 c.c. il

Giudice possa anche disporre, con provvedimento motivato, l'affido esclusivo ad un solo genitore

quando risulti che l'affidamento all'altro genitore sia contrario all'interesse del minore. Nel caso

trattato appare evidente come la madre si sia sempre presa cura del figlio minore, non potendo

affermarsi lo stesso con riguardo al padre, e, quindi, la sussistenza di tutti i presupposti per disporre

l'affidamento esclusivo del figlio a favore della stessa.

L'elaborazione dottrinale prima -e giurisprudenziale poi- ha infatti evidenziato alcuni casi tipo in cui

è possibile/auspicabile optare per l'affido ad un solo genitore; tra questi vi sono: a) la sussistenza di

un oggettivo pregiudizio nell'applicazione della regola generale dell'affido condiviso; b) l'inidoneità

o incapacità di uno dei genitori a prendersi cura del minore, che può anche essere resa manifesta da

un conclamato disinteresse nei confronti del medesimo; c) il rifiuto del minore a rapportarsi con uno

dei genitori.

Nel caso trattato si è discusso anche dell'importanza di soffermarsi anche sulla responsabilità che i genitori hanno di anteporre alla contesa giudiziaria (di qualsiasi natura essa sia) l'interesse

prioritario del minore a conservare un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi affinché

possa ricevere le cure, l'educazione, l'istruzione e l'assistenza morale necessaria anche in seguito al

raggiungimento della maggiore età. Perché il diritto del figlio possa concretamente realizzarsi, è

pertanto dovere dei genitori collaborare ed adoperarsi tanto da un punto di vista materiale, quanto

morale.

E' stata richiamata anche la normativa internazionale – in particolare la Convenzione di New York

del 20 novembre 1989, resa esecutiva in Italia con L. 176 del 1991 – che attribuisce un ruolo

determinante alla comune assunzione di responsabilità da parte dei genitori nel supremo interesse e

a tutela della prole. Con riferimento al caso in esame l'interesse prioritario del figlio minore non

appare essere stato in alcun modo tutelato dal comportamento posto in essere nel corso degli anni

dal padre.

La condotta ostruzionistica del padre ai danni della madre, e, conseguentemente, del figlio ha

indubbiamente cagionato un ingiusto danno agli stessi, integrando la lesione di diritti personali

costituzionalmente garantiti e rappresenta pertanto un fatto costitutivo del diritto al risarcimento dei

danni non patrimoniali, sia sotto forma danno morale soggettivo, sia sotto forma di ulteriore

pregiudizio derivante dalla privazione dei benefici che discenderebbero da un normale rapporto

parentale (cfr, Tribunale di Monza, Sentenza n. 2994/04). Anche la Corte di Cassazione cfr n.

7713/2000, ha esteso l'ambito di applicazione dell'art. 2043 c.c. all'art. 2 della Costituzione fino a

ricomprendervi tutti i danni non patrimoniali subiti a causa dell'ostacolo alla realizzazione della

personalità del figlio.

L'esperienza giuridica dimostra chiaramente che quando i genitori sono in grado di risolvere i loro

conflitti interiori in maniera equilibrata e consapevole (in particolare quelli volti all'ascolto dei

bisogni dell'altro genitore e dei figli), riescono anche a dipanare piu' facilmente quelle divergenze

relativi ai rapporti interpersonali, quali affidamento, collocamento, tempi di permanenza e gestione

dei figli, nuovi legami, ecc..

Laddove invece i conflitti e i traumi del passato rimangono irrisolti, essi saranno causa di continue

frizioni e fallimenti relazionali. Appare di fondamentale importanza quindi che i genitori: 1.

scoprano le vere ragioni del perdurare della crisi; 2. abbiano strumenti per affrontarla in modo

consapevole. Laddove il conflitto raggiunge l'apice è utile ricorrere alla coordinazione genitoriale

(metodo alternativo di risoluzione delle controversie) volto ad aiutare i genitori "altamente

conflittuali" a sviluppare e implementare un contesto strutturato di risoluzione delle dispute che

possa consentire l'esercizio di una co-genitorialità sana ed efficace.

I figli hanno infatti il diritto ed il bisogno di sapersi relazionare con entrambi i genitori. Il triangolo

relazionale genitori-figlio viene riconosciuto quale ruolo fondamentale per favorire un armonioso e

sano sviluppo dei minori all'interno di una famiglia, anche se separata.

Scritto da

Laura Cattaneo

Lascia un commento

ultimi articoli su diritto di famiglia