Smart Working e orario di lavoro: la Cassazione tutela il lavoro agile orientato al risultato

Smart working - la Corte privilegia una valutazione della prestazione basata sul risultato piuttosto che sulla mera presenza fisica o sul rispetto formale dell'orario di lavoro.

25 NOV 2024 · Tempo di lettura: min.
Smart Working e orario di lavoro: la Cassazione tutela il lavoro agile orientato al risultato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 2761 del 30 gennaio 2024 ha affrontato un tema di cruciale importanza nell'ambito del lavoro agile, stabilendo un importante principio in materia di Smart Working e rispetto dell'orario di lavoro. La pronuncia si inserisce nel dibattito sempre più attuale sulla flessibilità lavorativa e sulla valutazione della prestazione basata sul raggiungimento degli obiettivi piuttosto che sulla mera presenza fisica sul luogo di lavoro.Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una dipendente di una società cooperativa che svolgeva mansioni di supervisione e controllo dei cantieri. La lavoratrice era stata licenziata con l'accusa di aver violato le disposizioni aziendali relative all'orario di lavoro. Tuttavia, la particolarità della situazione risiedeva nel fatto che la dipendente svolgeva la maggior parte della sua attività lavorativa da remoto, riuscendo efficacemente a mantenere i necessari contatti e a svolgere i compiti assegnati anche nelle ore in cui non era fisicamente presente in ufficio.La società datrice di lavoro aveva contestato alla dipendente un "mancato svolgimento della prestazione", sostenendo che attraverso lo Smart Working la lavoratrice operasse in modo incompleto e discontinuo, senza rispettare l'orario stabilito dal contratto di lavoro. La critica principale mossa dall'azienda si basava sull'assenza di un sistema di rilevazione automatica delle presenze, circostanza che secondo il datore di lavoro avrebbe permesso alla dipendente di sottrarsi ai propri doveri lavorativi.La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha però respinto questa impostazione, elaborando un principio innovativo nel panorama giuslavoristico italiano. I giudici hanno infatti evidenziato come il ruolo di supervisore svolto dalla dipendente fosse per sua natura svincolato da un preciso orario di lavoro, potendo essere efficacemente eseguito da remoto con il raggiungimento degli obiettivi aziendali prefissati.Un aspetto fondamentale della pronuncia risiede nella valutazione della prestazione lavorativa in modalità agile. La Corte ha infatti sottolineato come non si possa automaticamente equiparare l'assenza fisica dall'ufficio con il mancato svolgimento della prestazione lavorativa. In particolare, i giudici hanno rilevato che non si può escludere che nei giorni o nelle ore indicate dalla società come assenza dal servizio, la dipendente abbia invece regolarmente svolto le mansioni e le attività tipiche del suo ruolo.La sentenza stabilisce un principio fondamentale: in caso di Smart Working, l'addebito disciplinare può considerarsi fondato solo in due specifiche circostanze. La prima si verifica quando il dipendente non raggiunge gli obiettivi prefissati, facendo mancare il proprio apporto in termini di risultato. La seconda si configura quando il datore di lavoro riesce a dimostrare che il tempo del lavoratore è stato dedicato ad altre attività non compatibili con quelle lavorative, in misura tale da escludere la prestazione oraria dovuta.Questa pronuncia rappresenta un importante passo avanti nella regolamentazione del lavoro agile, riconoscendo la necessità di superare una concezione del lavoro basata sulla mera presenza fisica e sul rispetto rigido dell'orario di lavoro. La Cassazione ha infatti privilegiato un approccio orientato al risultato, più consono alle moderne modalità di organizzazione del lavoro e alle esigenze di flessibilità che caratterizzano il mercato del lavoro contemporaneo.La decisione assume particolare rilevanza nel contesto attuale, dove lo Smart Working è diventato una modalità di lavoro sempre più diffusa e accettata. La sentenza fornisce importanti indicazioni sia ai datori di lavoro che ai lavoratori, suggerendo l'importanza di definire obiettivi chiari e misurabili nella gestione del lavoro agile, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul controllo dell'orario di lavoro.In conclusione, questa pronuncia della Cassazione rappresenta un significativo contributo all'evoluzione del diritto del lavoro in materia di Smart Working, evidenziando come la valutazione della prestazione lavorativa debba necessariamente adattarsi alle nuove modalità di svolgimento del lavoro, privilegiando il raggiungimento degli obiettivi rispetto alla mera presenza fisica sul luogo di lavoro o al rispetto formale dell'orario di servizio.

Scritto da

Studio legale Avv. Giulio Mario Guffanti

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