Telepass e tutela della privacy nei rapporti di lavoro
Cassazione:è illegittimo il licenziamento disciplinare basato esclusivamente su dati ricavati dal dispositivo Telepass aziendale quando il lavoratore non sia stato preventivamente informato dell'utilizzo di tali dati a fini di controllo.
La recente Ordinanza n. 15391 del 3 giugno 2024 della Corte di Cassazione segna un importante punto di svolta nella delicata intersezione tra controlli datoriali e tutela della privacy dei lavoratori, con particolare riferimento all'utilizzo di strumenti tecnologici nel contesto lavorativo.La pronuncia trae origine da una controversia che ha visto protagonista un tecnico trasfertista, licenziato dal proprio datore di lavoro sulla base di presunte irregolarità emerse dall'analisi dei dati registrati dal dispositivo Telepass installato sull'autovettura aziendale. Il caso, inizialmente valutato dal Tribunale di Fermo con sentenza n. 62/2020, ha trovato una svolta significativa in sede di appello presso la Corte di Ancona, che ha ribaltato la decisione di primo grado dichiarando l'illegittimità del licenziamento.La vicenda processuale mette in luce un aspetto cruciale della gestione del rapporto di lavoro nell'era digitale: il delicato equilibrio tra le legittime esigenze di controllo aziendale e il diritto alla riservatezza dei dipendenti. Nel caso specifico, il datore di lavoro aveva fondato il proprio provvedimento espulsivo esclusivamente sui dati estratti dal sistema Telepass, che avevano evidenziato presunte irregolarità negli spostamenti del dipendente durante due giornate lavorative.La Corte di Cassazione, confermando l'orientamento espresso dalla Corte d'Appello, ha stabilito un principio fondamentale: i dati ricavati da strumenti tecnologici come il Telepass, pur potendo teoricamente consentire un monitoraggio degli spostamenti, sono utilizzabili a fini disciplinari solo in presenza di una preventiva e adeguata informativa al lavoratore, in conformità con quanto previsto dalla Legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori).La decisione della Suprema Corte si basa su due pilastri fondamentali: da un lato, la tutela del diritto alla riservatezza del lavoratore, dall'altro, l'assenza di prove concrete dell'illecito contestato. Quest'ultimo aspetto è particolarmente rilevante, in quanto sottolinea come il controllo datoriale non possa basarsi su mere supposizioni derivanti da dati raccolti in violazione delle norme sulla privacy.La pronuncia assume particolare rilevanza nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente digitalizzazione dei processi lavorativi e da un sempre più diffuso utilizzo di strumenti tecnologici che, per loro natura, sono in grado di raccogliere e processare una notevole quantità di dati relativi all'attività dei dipendenti. Il messaggio della Cassazione è chiaro: l'innovazione tecnologica non può tradursi in una compressione indiscriminata dei diritti fondamentali dei lavoratori.Le implicazioni pratiche di questa decisione sono significative per il mondo aziendale. I datori di lavoro sono chiamati a implementare sistemi di controllo trasparenti e rispettosi della normativa sulla privacy, assicurandosi che ogni strumento tecnologico potenzialmente idoneo al monitoraggio dell'attività lavorativa sia accompagnato da un'adeguata informativa preventiva. Questo non solo per quanto riguarda il Telepass, ma per qualsiasi dispositivo o sistema che possa fornire dati sugli spostamenti o sull'attività dei dipendenti.La sentenza rappresenta inoltre un importante precedente per la gestione del potere disciplinare nelle aziende. Il datore di lavoro, pur mantenendo la facoltà di controllare il corretto adempimento delle prestazioni lavorative, deve esercitare tale prerogativa nel rispetto di precise garanzie procedurali e sostanziali. L'utilizzo di dati raccolti in violazione della normativa sulla privacy non può costituire valido fondamento per l'irrogazione di sanzioni disciplinari, tanto meno per un provvedimento estremo come il licenziamento.In conclusione, l'Ordinanza della Cassazione costituisce un importante punto di riferimento per la corretta gestione dei rapporti di lavoro nell'era digitale, ribadendo la centralità della tutela della privacy dei lavoratori e la necessità di un approccio equilibrato e trasparente nell'utilizzo degli strumenti di controllo aziendale. Le aziende sono quindi chiamate a una maggiore attenzione nella gestione dei dati personali dei dipendenti e all'implementazione di procedure chiare e conformi alla normativa vigente per l'utilizzo di strumenti tecnologici di monitoraggio.