21 marzo: la lotta contro la discriminazione
Nel 1966 è stata istituita la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale.
"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli", Martin Luther King.
Dal 1966 ogni 21 marzo si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale (International Day for the Elimination of Racial Discrimination). La celebrazione è stata istituita dall'Assemblea delle Nazioni Unite (Onu). Questa ricorrenza è oggi più che mai necessaria, visto che la discriminazione per motivi razziali è ancora molto presente in Italia e a livello internazionale.
La ricorrenza
Perché le Nazioni Unite scelsero proprio il 21 marzo per la celebrazione della Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale? Perché nel 1960, in questa giornata, si verificò uno degli episodi più tragici e sanguinosi che caratterizzarono l'apartheid in Sudafrica. Ribellandosi all'Urban Areas Act, legge che obbligava i neri a mostrare un permesso speciale se venivano fermati in un territorio riservato ai sudafricani bianchi, durante una manifestazione pacifica a Sharpeville 69 manifestanti furono uccisi dalla polizia.
Le leggi contro la discriminazione
Prima di parlare di qualsiasi tipo di legge che condanni la discriminazione razziale, bisogna ricordare che i principi fondamentali della Costituzione italiana condannano ogni forma di razzismo. L'articolo 2, infatti, sancisce che:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
L'articolo 43 del d. lgs. n. 286/1998 considera:
«discriminatorio ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, e che abbia lo scopo o l'effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l'esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica».
Ecco, di seguito, alcune delle principali leggi che puniscono la discriminazione razziale in Italia.
- Legge 654/1975
La "Legge Reale" fu una delle prime leggi sulla discriminazione razziale in Italia. Si tratta della ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966.
- Legge Mancino
Le legge 654/1975 fu modificata dalla Legge n. 205 del 25 giugno 1993 (detta Legge Mancino) che, secondo l'articolo 1, punisce la discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi:
A) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
B) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
- D.lgs. 215/03 e 216/03
Entrambi i decreti legislativi sono stati emanati in seguito al recepimento di due direttive comunitarie. Il primo decreto si basa sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica mentre il secondo verte sulle discriminazioni razziali nel mondo del lavoro.
Tenendo in considerazione le notizie di cronaca, sembra ci sia ancora tantissima strada da fare. Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi porre una domanda ai nostri esperti nella sezione L'Avvocato risponde.