Assolto Andrea Iavarone il tatuatore dei vip e amico di Fabrizio Corona - una sentenza che evidenzia gravi abusi
Assolto con formula piena (perché il fatto non sussiste) dalle accuse di stalking e sequestro di persona: è la fine di un incubo per Andrea Iavarone grazie all'Avv. Renato Musella.
Cari lettori, vorrei prendere spunto dalla recente vittoria di un processo penale con discreto rilievo mediatico, per introdurre alcune riflessioni sugli abusi della disciplina sul femminicidio che purtroppo si stanno moltiplicando sulla scia del clamore mediatico di alcune tristi vicende che sì hanno visto donne innocenti molestate o uccisi da chi prometteva loro amore.
Purtroppo l'esperienza tragica di queste vittime innocenti oggi viene strumentalizzata da migliaia di donne per ottenere vantaggi economici nei procedimenti di separazione o divorzio o anche solo per vendetta. Vi illustrerò brevemente il caso e poi introdurrò le mie riflessioni.
Evidenzio che questo caso è solo uno tra i numerosissimi che con successo ho trattato solo quest'anno e lo prendo a paradigma sia perchè lo considero un caso che regala numerosi spunti di riflessione ed anche perchè, visto che se ne sono occupati tv e giornali, posso parlarne in modo abbastanza libero.
Andrea Iavarone era un imprenditore che si può definire di successo nell'hinterland milanese.
Pubbliche relazioni, negozi di tatuaggi, ristoranti.
Il suo errore è stato iniziare la relazione con un soggetto molto difficoltoso a livello psichiatrico e psicologico, che, in occasione di normali litigi di coppia scatenati dalla di lei gelosia, lo andava a denunciare, riferendo di atti persecutori e violenze ai suoi danni in realtà inesistenti.
Quindi, fate attenzione, il contesto è questo: la coppia stava insieme tra alti e bassi e vi erano migliaia di messaggi whatsapp e facebook ad attestarlo.
Quando questa donna si ingelosiva, lo andava a denunciare.
Ignorando completamente la versione dell'imputato e le prove prodotte, si procedeva addirittura all'emissione di un ordine di custodia cautelare.
Premetto di essere stato ingaggiato solo a processo dibattimentale iniziato. Anzi, ad apertura del dibattimento avvenuta ed a persona offesa ascoltata. Ho dovuto, per dirla volgarmente, cucinare con gli ingredienti che mi sono trovato per le mani.
Quello che mi ha lasciato perplesso è che il precedente difensore non avesse minimamente esaminato la persona offesa.
Eppure, bastava prendere il cellulare dello Iavarone e leggere le "chat" con la persona offesa per capire che qualcosa non andasse.
Ma non solo: le versioni raccontate dalla p.o., che assomigliavano a scene di film horror, gridavano alla scandalo - erano inverosimili ed ovviamente neppure un referto o un testimone.
Ho preso in mano la situazione ed ho fatto emergere la verità con i pochi ingredienti a disposizione, ma il Giudice, molto preparato, ha intuito sin da subito ed infatti prima ha scarcerato l'imputato e poi lo ha assolto.
Assolto con formula piena (perché il fatto non sussiste) dalle accuse di stalking e sequestro di persona: ed è stata la fine di un incubo per Andrea Iavarone.
Secondo il giudice, Iavarone avrebbe solo morso un dito della p.o. decisione contro la quale verrà sicuramente proposto appello. Il referto del pronto soccorso è stato acquisito a 3 giorni dall'accaduto e la dinamica è alquanto strana.
Comunque, per quanto riguarda i reati di stalking e sequestro di persona, il castello accusatorio è completamente caduto e sicuramente si procederà a querelare la controparte per calunnia e ad intentare un'azione per ingiusta detenzione.
Iavarone infatti ha passato nove mesi in carcere.
Un'esperienza che lo ha ridotto in uno stato di grave prostrazione psicologica.
Ora, grazie a chi scrive, Iavarone è un uomo libero, i giorni del carcere sono solo un ricordo, e la giustizia ha detto che non è né uno stalker né un sequestratore.
Tuttavia, come vi dicevo, durante il processo sono emersi rilevanti responsabilità degli inquirenti che non hanno considerato importanti elementi di prova a discarico dell'imputato, elementi non considerati neppure dalla precedente difesa e che solo il sottoscritto ha portato in evidenza, non senza fatica.
La violenza sulle donne, in ogni forma, e quindi sia sotto il profilo dei maltrattamenti in famiglia che dello stalking, è una condotta abominevole, ma purtroppo oggi, anche per il clamore mediatico, si registrano gravi abusi, che solo un avvocato attento può evidenziare.
Oggi assistiamo nelle aule dei Tribunali a difese degli imputati in vero e proprio stato di prostrazione e servilismo verso le persone offese.
Queste difese creano un forte danno all'imputato ed alla giustizia; come? perchè rinunciano ad esaminare la persona offesa a cui vengono stesi tappeti rossi ed a cui viene così data licenza di mentire spudoratamente dietro la protezione dell'ormai celeberrimo paravento.
La persona offesa è un testimone a tutti gli effetti e deve dire la verità. Se la esaminano di fatto solo il PM e la parte civile dirà la sua verità e non emergeranno mai contraddizioni e bugie che spesso saltano subito all'occhio solo se si leggono le denunce, che ormai sembrano fatte con lo stampino. Deve essere la difesa dell'imputato a dover fare questo lavoro. E' un compito molto duro, sia psicologicamente che sotto il profilo ambientale visto che nei reati contro le donne ormai il principio di non colpevolezza è stato messo da parte.