Brexit: e ora?

Quali saranno le principali conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea?

4 LUG 2016 · Tempo di lettura: min.
Brexit: e ora?

La Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, è stata votata nel referendum del 23 giugno scorso. Il risultato, nonostante la scarsa differenza di voti fra il "si" e il "no", è stato a favore dell'uscita del paese anglosassone dall'UE con un 51,9% contro il 48,1% dei voti favorevoli alla permanenza nelle istituzioni comunitarie. In ogni caso, è necessario ricordare che la situazione di questo paese è sempre stata abbastanza speciale, dato che non è mai stato del tutto all'interno dell'Ue, mantenendo una politica economica e monetaria propria, 3 continuando ad utilizzare la sterlina come moneta.

Nonostante questa condizione speciale, l'adesione del Regno Unito alla libera circolazione all'interno della "zona comune" permetteva la circolazione dei suoi abitanti e/o quella delle merci verso e dal resto dell'Europa, cosa che potrebbe cambiare in seguito alla vittoria del "si". Come si svolgerà il processo di uscita? Quali saranno le conseguenze? Essendo il primo paese che vota a favore dell'uscita dell'Unione Europea, le conseguenze non possono essere previste nella loro totalità e le teorie degli ultimi giorni, per ora, non sono altro che congetture.

Un lungo processo

Ciò che sicuramente già sappiamo è che questa uscita non sarà immediata. Ora resta ancora un lungo cammino, sempre e quando venga fatto all'interno degli accordi e delle norme dell'UE. Il Trattato di Lisbona, nell'articolo 50, stabilisce il procedimento di uscita degli stati membri, fissando un termine di due anni in cui verranno negoziate le condizioni. Concretamente, questo articolo afferma che:

«Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione. Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione».

Questo accordo verrà stabilito dalla maggioranza qualificata del Consiglio, con previa approvazione del Parlamento Europeo.

Questo accordo porterà alla non applicazione di tutti i trattati e le norme dell'Unione Europea dal momento dell'uscita effettiva, o a due anni di distanza dalla comunicazione dell'intenzione di abbandonare l'Unione, così come l'applicazione di un accordo redatto e approvato per guidare le relazioni tra questo stato e l'UE. Evidentemente, lo Stato che sollecita l'uscita, in questo caso il Regno Unito, non parteciperà alla votazione del Consiglio. D'altra parte, esiste la possibilità che, se lo stato membro si dovesse pentire e volesse tornare nell'UE potrà farlo, ma dovrà sollecitare nuovamente l'adesione e sottomettersi al procedimento dell'articolo 49 come qualunque altro Stato che non è ancora parte dell'Unione.

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Cosa succederà dopo i due anni?

Il procedimento ci porta a pensare che, nei prossimi due anni, la situazione resterà invariata, ma dal momento dell'uscita non si sa esattamente quello che succederà. Sono molte le teorie che affermano che l'UE riuscirà a negoziare un trattato di uscita del Regno Unito che non maltratti eccessivamente i cittadini britannici che vivono in altri paesi europei e viceversa. Altre correnti, invece, dicono che l'UK non consentirà la libertà di circolazione: uno dei principali motivi della vittoria della Brexit, infatti, è che, secondo molti, i lavoratori comunitari stanno "rubando" il lavoro ai britannici.

Nonostante ciò, attualmente siamo molto lontani da una risoluzione che non è possibile prevedere la situazione che si creerà né durante le negoziazioni né i termini di uscita. Per ora non ci resta altro da fare che aspettare la comunicazione ufficiale dell'uscita, che potrebbe verificarsi nei prossimi giorni, e vedere come reagiranno i mercati e il resto degli agenti economici alla decisione presa dal Regno Unito.

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