Registrazioni di nascosto ai colleghi di lavoro: è legale?

Si possono registrare di nascosto i colleghi di lavoro per mostrare la lesione di un diritto all’interno del posto di lavoro?

8 AGO 2019 · Tempo di lettura: min.
Registrazioni di nascosto ai colleghi di lavoro: è legale?

Cosa succede se si decide di registrare di nascosto un colloquio con i colleghi per tutelare la propria posizione all’interno dell’azienda? Ecco il parere della Corte di Cassazione.

Il tema delle registrazioni è un argomento piuttosto delicato. In alcuni casi, l’equilibrio fra il rispetto della privacy altrui e il diritto e la necessità di difendere sé stessi, attraverso delle prove, è piuttosto precario. Un esempio che mostra le difficoltà inerenti a questo tema riguarda la registrazione, fatta di nascosto, dei colleghi di lavoro qualora si voglia mostrare la lesione di un diritto all’interno del posto di lavoro. Sono legali? È possibile utilizzarle come prove in un giudizio?

A livello legislativo non è così facile trovare una risposta a questa domanda. Nonostante ciò, la Corte di Cassazione è intervenuta più volte su questa tematica. Una delle ultime sentenze in merito è la numero 12534/2019 del 10 maggio 2019. Nel caso preso in esame dagli ermellini, l’azienda aveva licenziato per giusta causa (ai sensi dell’articolo 2119 del codice civile) un dirigente, colpevole, prima secondo il Tribunale di primo grado e poi secondo la Corte d’Appello di Bologna, di aver avuto un atteggiamento di ostilità costante nei confronti dell’azienda. Fra questi comportamenti, per esempio, si indicava l’auto assegnazione dei periodi di congedo per le ferie ma anche la "sistematica registrazione dei colloqui con i colleghi all’insaputa degli interlocutori".

Nella sentenza, fra i motivi del ricorso riportati dal lavoratore licenziato, si legge che: "Deduce, inoltre, l’errore di diritto della Corte di merito per avere ritenuto che le registrazione effettuate […] di colloqui con i colleghi rientrassero tra le condotte non consentite laddove - sostiene- […] la registrazione di una conversazione all’insaputa dell’interlocutore deve ritenersi legittima e validamente utilizzabile in sede processuale qualora necessaria per tutelare e far valere un diritto in sede giudiziaria".

La Corte di Cassazione ha deciso di cassare la sentenza. Tuttavia, nel caso del quarto motivo, riguardante proprio la tematica delle registrazioni eseguite di nascosto, gli ermellini hanno deciso di accoglierlo. Dando continuità alla giurisprudenza della stessa Corte, infatti, i giudici hanno precisato che "l’utilizzo a fini difensivi di registrazioni di colloqui tra il dipendente e i colleghi sul luogo di lavoro non necessita del consenso dei presenti, in ragione dell’imprescindibile necessità di bilanciare le contrapposte istanze della riservatezza da una parte e della tutela giurisdizionale del diritto dall’altro e pertanto di contemperare la norma sul consenso al trattamento dei dati con le formalità previste dal codice di procedura civile per la tutela dei diritti in giudizio".

Per tutti questi motivi, la Corte di Cassazione ha confermato che queste registrazioni del lavoratore licenziato utilizzate come prove per tutelare la propria posizione all’interno dell’azienda sono legittime. Per corroborare questa decisione, i giudici hanno citato anche altre sentenze della stessa Corte di Cassazione, la numero 11322 del 10/5/2018 e la n. 27424 del 29/12/2014, che sanciscono che, in questi casi, il diritto alla difesa prevale su quello alla privacy. 

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