Udu: metà degli atenei italiani è ''fuorilegge''
Secondo l'Udu, il 63% dei tagli destinati alle università verrebbe recuperato direttamente dalle tasse agli studenti.
Molte università italiane non rispettano il limite previsto dalla legge secondo cui la contribuzione studentesca non deve superare il 20% rispetto ai finanziamenti dello Stato.
I tagli ai fondi per l'università pesano sulle spalle degli studenti secondo il dossier "Atenei fuorilegge" dell'Unione degli universitari (Udu). Secondo il rapporto, infatti, in sette anni, fra il 2008 e il 2015, i finanziamenti statali alle università sono diminuiti di 369 milioni di euro: dai 7 miliardi e 386 milioni ai 7 miliardi e 16 milioni di euro. Questa riduzione ha avuto grandi ripercussioni sulle finanze degli studenti e delle loro famiglie. La cosiddetta contribuzione studentesca nel 2015 è arrivata a 1 miliardo e 591 milioni di euro, rispetto a 1 miliardo e 355 milioni di euro del 2008. Secondo l'Udu, infatti, il 63% dei tagli destinati alle università verrebbe recuperato direttamente dalle tasse agli studenti.
Una crescita che può impedire a molti studenti di iscriversi all'università o di poter continuare gli studi. Per questo l'Udu sottolinea che, nel corso degli anni, all'aumentare delle tasse sono diminuiti anche gli studenti iscritti: "In 8 anni si sono persi 296.349 iscritti: è come se fossero scomparsi 5 atenei grandi come la Statale di Milano". La zona d'Italia in cui sono aumentate esponenzialmente le tasse in termini assoluti è il nord. L'Udu, inoltre, definisce "disastrosa" la situazione al sud, dove, fra il 2008 e il 2015, si è registrato un calo di circa 171mila studenti.
Ogni università, inoltre, è un mondo a sé. I diversi atenei hanno spesso sistemi di contribuzione differente che non sono di facile comprensione. Secondo la legge italiana, la contribuzione studentesca non dovrebbe superare il 20% rispetto ai finanziamenti pubblici dello Stato. Nonostante ciò, gli atenei "fuorilegge" sono stati uno su due nel 2015, dato che probabilmente è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Al nord, circa 9 atenei su 10 superano questo limite, al centro 6 su 16 mentre al sud 9 su 22. Il Ministero, per ora, non ha richiesto spiegazioni né ha preso provvedimenti nei confronti di questi atenei.
"Per questo abbiamo già fatto ricorso contro la Statale di Milano e l'Università degli studi di Torino impugnando i bilanci previsionali 2018. Ma il problema è sistemico, non basta la nostra azione legale. È il sottofinanziamento dell'università che ha condotto gli atenei ad innalzare le tasse: nel solo 2015 la somma richiesta oltre i limiti di legge ammonta a 259 milioni di euro!" ha affermato in un comunicato l'Unione degli universitari.
Qual è stata la risposta degli atenei?
"I rettori, molte volte, ci rinfacciano che nel 20% non rientrano le tasse degli studenti fuori corso: non è vero. Per ben due volte, sui bilanci dell'Università di Pavia del 2010, 2011 e 2012 impugnati al TAR, il Consiglio di Stato ci ha dato ragione, visto che manca un decreto ministeriale che renda attiva la "norma Monti" per lo scorporo dei fuori corso da questo conteggio. Nell'ultima Legge di bilancio è stata anche inserita un'odiosa possibile esclusione dal conteggio per gli studenti internazionali: anche in questo caso, come per i fuoricorso, pensiamo ci sia un vizio di costituzionalità", ha sottolineato l'Udu.
Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in diritto tributario.